Protesta dei terremotati di Amatrice, Arquata, Castelluccio e i paesi colpiti dal sisma lo scorso anno fra Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo: “Da Roma solo promesse e passerelle, pochissimi fatti”. E lanciano un ultimatum sotto Montecitorio: “Dateci case e lavoro sennò blocchiamo tutto”
Bloccata coi trattori in più punti, oggi 1 aprile, la strada statale Salaria dai manifestanti delle zone colpite dai terremoti in Centro Italia. “La ri-scossa dei terremotati” è il titolo della manifestazione che si svolge in contemporanea a Roma e nei vari luoghi colpiti dal sisma, da Amatrice a Trisungo, Arquata del Tronto e in tutti i principali paesi devastati dai terremotati di agosto 2016, a cui sono seguiti quelli dell’autunno nelle stesse zone: ai confini fra Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo.
PROTESTA IN TUTTI I PAESI COLPITI
Sotto le rovine di Arquata stamani si erano assiepate in poco tempo circa 200 persone, ma la gente continuava ad arrivare. Oltre ai terremotati del luogo e di Acquasanta Terme ci sono delegazioni di Castelluccio, Cascia, Samugheo. “Rispettate il nostro dolore e le vostre promesse”, “Non molliamo”, “Arquata vive”, “Arquata non muore” le scritte su striscioni e cartelli. I manifestanti hanno portato un trattore, ma qualcuno ha collocato lungo la strada anche un tavolo con delle sedie. Sul luogo polizia, carabinieri e polizia municipale. Un gruppo di terremotati ha manifestato anche a Torrita, una delle frazioni di Amatrice colpite dal sisma della scorsa estate. Il gruppo ha bloccato la Salaria all’altezza della frazione.
PRESIDIO A MONTECITORIO
“Questo è un ultimatum al governo: o entro una settimana incontreremo a un tavolo il governo, i capigruppo di Camera e Senato e il commissario Vasco Errani oppure bloccheremo l’Italia: basta parole, vogliamo dei fatti”. È il messaggio lanciato questa mattina nel corso di un presidio davanti a Montecitorio da alcuni comitati delle zone terremotate del centro Italia, tra cui “Quelli che il terremoto” e “La terra trema noi no”. Arrivati con fischietti e striscioni dalle 4 regioni colpite in rappresentanza di 131 comuni, i portavoce del presidio lamentano scarsa concretezza nella macchina della ricostruzione.
“IN 7 MESI HANNO PIAZZATO 25 CONTAINER E….BASTA”
“Ci manca una casa, ci manca una prospettiva, non c’è informazione. Nulla è operativo, i decreti non sono attuativi – spiegano – manca la volontà. In sette mesi hanno portato 25 container travestiti da casette, e hanno fatto pure la sfilata. Non ci sono gli aiuti alle imprese. La scorsa settimana Gentiloni ha parlato di cose che non esistono: il miliardo l’anno nel decreto non c’è. Siamo stanchi di parole: se non otterremo risultati concreti bloccheremo il Paese“. “Tutta Italia è solidale con noi, vogliamo un cronoprogramma ufficiale – dicono ancora al microfono – Non ci dite che non ci stanno i soldi, perché per le banche i miliardi sono stati trovati in una notte. Hanno assunto 30 persone alla presidenza del Consiglio. Queste persone non meritano più rispetto, noi non vi amiamo, vi vogliamo mandare a casa, ridateci i nostri soldi”.
Photo credits: Twitter; video credits: RepTv / Marzio Mozzetti