A San Foca (Lecce) sono ripresi all’alba del 1 aprile i lavori di espianto degli ulivi per il gasdotto Tap proveniente dalla Turchia. I manifestanti No Tap, che da giorni protestano contro la “violazione del patrimonio naturale” sono stati colti di sorpresa. E qualcuno ha piazzato bombe carta davanti all’hotel dei poliziotti
AGGIORNAMENTO ore 12:00 – I manifestanti No Tap, oltre 200, hanno bloccato la strada provinciale Melendugno-Calimera che conduce a Masseria del Capitano, il sito dove vengono stoccati gli ulivi espiantati. Molti di loro sono seduti a terra e impediscono ai camion di proseguire. Anche donne e bambini partecipano alla protesta che vede coinvolta la cittadinanza di Melendugno, con in prima fila diversi esponenti della società civile.
All’alba di oggi 1 aprile. A sorpresa. Così nel Salento pugliese sono ripresi dopo due giorni di stop i lavori nel cantiere a San Foca di Melendugno (Lecce) per l’eradicazione degli ulivi lungo il tracciato dove dovrebbe essere installato il tunnel del gasdotto TAP (Trans Adriatic Pipeline): la fase terminale per poco più di 8 chilometri di un tracciato che porta il gas in Europa, attraverso l’Italia, e che comincia il suo percorso dalle ex repubbliche sovietiche asiatiche sul Mar Caspio.
LAVORI RICOMINCIATI A SORPRESA
Il via libera alla ripresa degli espianti è stato comunicato nella tarda serata di venerdì 31 marzo dalla Questura di Lecce. Dall’area sono già stati portati via venti ulivi. Già dalle 6 del mattino del 1 aprile la zona è stata presidiata da agenti in tenuta anti-sommossa. Presidiati gli accessi delle strade lungo la strada provinciale. Sotto presidio anche il centro di stoccaggio di Masseria del Capitano dove vengono messi a dimora gli ulivi espiantati per poi essere nuovamente reimpiantati. Sul posto sono arrivati alla spicciolata i manifestanti che comunque avevano mantenuto attivo il presidio davanti l’area di cantiere.
BOMBE CARTA ALL’HOTEL DELLA POLIZIA
Si registra purtroppo anche il caso di due bombe carta, che sono state fatte esplodere la sera del 31 marzo a tarda ora davanti all’uscita secondaria dell’hotel Tiziano di Lecce, dove hanno dormito i giocatori del Lecce calcio e i poliziotti impegnati nei servizi di vigilanza al cantiere Tap di Melendugno. Le esplosioni non hanno provocato danni e sono state distintamente avvertite dagli ospiti dell’albergo.
COSA È IL GASDOTTO TAP
Trans Adriatic Pipeline (TAP) è il progetto patrocinato e voluto dalle autorità dell’Unione europea – secondo quanto spiega il sito web ufficiale della Tap Ag, la società svizzera, interamente privata, costituita per realizzare il gasdotto – per trasportare gas naturale dalla regione del Mar Caspio in Europa. Collegando il Trans Anatolian Pipeline (TANAP) alla zona di confine tra Grecia e Turchia, attraverserà la Grecia settentrionale, l’Albania e l’Adriatico per approdare sulla costa meridionale italiana e collegarsi alla rete nazionale Snam. I lavori di costruzione del gasdotto sono iniziati nel 2016. Secondo un’inchiesta dell’Espresso anticipata online (uscirà completa domenica 2 aprile) dietro il progetto Tap vi sarebbe un intreccio di manager in affari con la mafia, oligarchi russi, affaristi italiani legati alla politica, anonime “casseforti” offshore.
10 MILA ULIVI DA ESPIANTARE
A Melendugno sono iniziati gli scavi del tunnel in cemento autorizzato dal ministero dell’Ambiente per passare sotto la spiaggia. Da lì sono previsti altri 63 chilometri di condotte fino a Mesagne. Il consorzio Tap Ag prevede di dover trapiantare, in totale, circa 10 mila olivi, sostiene l’Espresso. Che pone alcuni quesiti irrisolti: chi ha scelto l’attuale tracciato? Perché è un consorzio privato svizzero a gestire un’opera dichiarata strategica dalle autorità europee? È davvero necessario far passare miliardi di metri cubi di gas tra spiagge meravigliose e oliveti secolari, anziché in zone già industrializzate?