Nella piazza principale di Alatri, in pochi minuti, si è consumata la tragedia: Emanuele Morganti è stato picchiato con una violenza tale da sfigurarlo. Il colpo mortale è stato inferto con un manganello, si restringe il campo degli indagati.
AGGIORNAMENTO 31 marzo 2017, ore 14.30:
Nella mattinata del 31 marzo il Gip di Roma ha interrogato, nel carcere di Regina Coeli, Mario Castagnacci e Paolo Palmisani. I due sono stati fermati con l’accusa di omicidio nei confronti di Emanuele Morganti. Palmisani si è avvalso della facoltà di non rispondere mentre Castagnacci ha negato di aver preso parte al pestaggio mortale. Gli inquirenti non ritengono credibili le sue parole, specie riguardo a quanto riportato dai testimoni. Fissata la data dei funerali di Emanuele per sabato 1 aprile, ad Alatri nella chiesa di Tecchiena Castello alle tre del pomeriggio. Il Gip ha convalidato il fermo dei due che restano in carcere.
Decine sono stati i colpi che hanno sfigurato il povero Emanuele Morganti durante i 15 minuti del pestaggio mortale, nella notte tra venerdì 24 e sabato 25 marzo, fuori da un locale di Alatri. I colpi sarebbero stati sferrati con così tanta violenza da provocare lesioni ed ecchimosi soprattutto in testa, contro la quale sarebbe stato inferto il colpo mortale, aggravato dalla caduta del ragazzo contro un’auto parcheggiata.
L’autopsia è stata effettuata dall’istituto di medicina legale della Sapienza e ricalcherebbe quanto emerso da una prima analisi esterna sul corpo di Emanuele. La vittima avrebbe riportato anche numerosi lesioni agli arti, mentre non è emerso nessun segno di difesa. Il colpo mortale è stato sferrato con violenza alla testa con un oggetto: “La lesione maggiore l’abbiamo riscontrata al capo – dichiara il medico legale Saverio Potenza – l’ipotesi ricostruttiva è stata consegnata al pm ma abbiamo bisogno di ulteriori analisi per avere un quadro più preciso. Abbiamo effettuato un lungo ed oculato accertamento per identificare la caratteristica di ogni singola lesione. Sicuramente sono state provocate da mezzi di natura contusiva“. Questo ristringerebbe il campo a quel tubolare d’acciaio e al manganello con la scritta “Boia chi non molla”, trovato nell’auto del buffatuori Damiano Bruni, usati nel pestaggio, come aveva ipotizzato il procuratore di Frosinone Giuseppe De Falco. Il medico legale ha poi concluso che nei prossimi giorni verranno avviate gli esami di laboratorio e le analisi tossicologiche disposte dal magistrato.
Le indagini continuano in quanto non si è ancora convinti sul ruolo che abbiano avuto gli indagati nel delitto. Ancora ignoto il movente dell’omicidio: una delle ipotesi è che i due fermati, Mario Castagnacci e Paolo Palmisani, abbiano ridotto in fin di vita il giovane per dimostrare la loro forza criminale, nella piazza centrale di Alatri. Restano però i dubbi sul coinvolgimento delle altre 5 persone indagate tra cui il padre del presunto omicida, Franco Castagnacci, e 4 buttafuori del “Mirò”: Michael Ciotoli, 26 anni, Damiano Bruni, 26 anni, Manuel Capoccetta, 28 anni, e l’albanese Pietri Xhemal, 32 anni.
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