Richiesta della massima pena da parte dei pm per Fabio Di Lello. Il 32enne di Vasto (Abruzzo) che il 1 febbraio 2017 ha ucciso a colpi di pistola in strada il 22enne Italo D’Elisa, il quale in un incidente stradale aveva provocato la morte della moglie di lui Roberta Smargiassi. “Sono pentito e dispiaciuto” ha dichiarato in Aula Fabio
I pubblici ministeri hanno chiesto l’ergastolo per Fabio Di Lello, il 32enne che lo scorso primo febbraio uccise a Vasto, in Abruzzo, Italo D’Elisa, 22 anni, per vendicarsi della morte della moglie, Roberta Smargiassi, travolta e uccisa da un’auto guidata dal D’Elisa. Omicidio aggravato dalla premeditazione è l’accusa formulata. “Abbiamo ripercorso il fatto e riteniamo che non possano trovare ingresso eventuali profili relativi alla capacità dell’imputato”, ha detto lunedì 20 marzo il pm Giampiero Di Florio uscendo dal tribunale di Lanciano dove si sta svolgendo il processo con rito abbreviato.
L’AGGRAVANTE DELLA PREMEDITAZIONE
“Riteniamo sussistenti le aggravanti della premeditazione e della minorata difesa – ha aggiunto il procuratore di Vasto – Abbiamo ripercorso il fatto aiutandoci con slide e filmati”. Di Florio ha però smentito l’ipotesi che Di Lello sia stato informato da qualcuno della presenza di D’Elisa in quel bar di via Perth dove si è consumato l’omicidio: “Non esiste nulla, chi l’ha scritto ha sbagliato”, ha tagliato corto il procuratore.
LA DICHIARAZIONE SPONTANEA
L’imputato esplose tre colpi di pistola calibro 9 contro Italo D’Elisa, per vendicare l’investimento mortale, la scorsa estate, della moglie Roberta. Ieri Di Lello ha reso una dichiarazione spontanea alla Corte: “Amore per mia moglie e follia per quanto è successo in quel momento per il grande dolore che avevo in quel periodo. Sono pentito e dispiaciuto per quanto ho fatto“. Secondo i suoi difensori “Di Lello ha parlato per far capire alla corte cosa provava in quel momento: non c’è stata nessuna premeditazione”.
I GENITORI VOLEVANO FARLO RICOVERARE
Secondo quanto aveva raccontato a Repubblica nei giorni immediatamente seguenti l’omicidio la madre di Di Lello, Lina, i genitori del giovane lo avevano mandato in cura da tre specialisti, ed erano molto preoccupati per le sue condizioni psichiche. “A uno degli specialisti ho detto – ha raccontato la madre a Repubblica -: ‘mio figlio sta male, sta davvero molto male, ricoveratelo’. Ci ha risposto che non era possibile ricoverarlo, se non era lui a chiederlo. Dopo la morte di Roberta, Fabio saltava il muro del cimitero per restare con lei anche la notte. (…) Ormai avevamo paura di lui, delle sue reazioni: non gli potevi dire nulla, si infuriava subito. Aveva smesso di lavorare, non faceva più nulla, diceva che i soldi non servono, pensava solo al cimitero”.
Photo credits: Twitter
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