Dopo il comizio negato e il “respingimento” della ministra turca, scortata fuori dall’Olanda, Erdogan torna ad attaccare: “Olanda nazista e fascista, la paghera”. L’Aja replica: “Ankara deve chiedere scusa”. La crisi diplomatica di estende ad altri paesi: la Danimarca chiede al primo ministro Yildirim di rinviare la sua visita a Copenaghen, Berlino annuncia limiti ai comizi e anche in Francia cresce la polemica.
La crisi è cominciata sabato 11 marzo, quando il sindaco di Rotterdam, Ahmed Aboutaleb, ha vietato per “Motivi di ordine pubblico” il comizio del ministro degli Esteri di Ankara presso i turchi della sua città. Il governo turco è mobilitato per ottenere il massimo consenso alla riforma costituzionale che andrà ai voti in aprile e che darà enormi poteri al presidente Erdogan. Di fatto l’Olanda è impegnata in una tesissima campagna elettorale nella quale il tema principale è la paura per l’Islam e lo straniero. Nella feroce zuffa, Olanda e Turchia stanno usando il peggio dell’arsenale a disposizione in tempo di pace. Senza un intervento della “famiglia” Nato fatta di europei e turchi, il rischio è di perdere il gigante del Bosforo. L’unico che può ritenersi soddisfatto da questa tensione è il presidente russo Putin che vede aprirsi nuovi spazi in Medio Oriente.
Nonostante le telefonate tra il primo ministro olandese Mark Rutte e il suo omologo turco Binali Yildirim. Alla rottura dei rapporti tra i due paesi sono iniziate una serie di accuse che hanno allarmato la comunità internazionale. Ha fatto discutere la bandiera turca issata sul consolato olandese a Istanbul, con tanto di protesta formale dell’Olanda. Ma Erdogan, Presidente della Turchia, ha alzato il tiro con le sue dichiarazioni: “Nazisti, la pagherete“, oltre a chiedere sanzioni e scuse pubbliche. “Loro dovrebbero scusarsi“, questa la replica del ministro olandese Rutte che esclude categoricamente le scuse con la Turchia dopo la violenta reazione di Erdogan che ha parlato di atteggiamento nazista da parte olandese. La crisi diplomatica si è allargata a macchia d’olio investendo anche altri paesi: Danimarca, Germania e Svizzerra hanno bloccato i comizi dei ministri turchi, mentre la Francia ha espresso parere favorevole.
Secondo i dati diffusi dalla Cia il 2,4% della popolazione olandese, pari a 17 milioni di persone, è di origine turca. Il prossimo 16 aprile, la Turchia sarà chiamata a decidere sul passaggio dalla democrazia parlamentare al presidenzialismo. Le modifiche permetterebbero a Erdogan di restare presidente per altri due mandati, fino al 2029, come capo dell’esecutivo e con il potere di nominare i giudici, sciogliere il Parlamento e decretare lo stato d’emergenza.
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