Termina la convention dell’ex premier che rilancia la candidatura di Matteo Renzi a segretario del Partito democratico. Da Paolo Gentiloni a Maurizio Martina e a Sergio Chiamaparino tutti i fedelissimi dichiarano lealtà al leader
AGGIORNAMENTO Ore 14 – “La partita inizia adesso – ha detto Matteo Renzi in chiusura di kermesse al Lingotto all’ora di pranzo di domenica 12 marzo – la mozione sarà scritta la prossima settimana, ma c’è il progetto per il Paese. Noi non sappiamo se il futuro è maggioritario o proporzionale, abbiamo le nostro idee, ma dopo il 4 dicembre quel disegno di innovazione istituzionale è più debole, la forza delle nostre idee è il confronto con gli altri e allora vincerà chi sarà più forte in termini di progetti e proposte”. “Essere di sinistra non è rincorrere totem del passato – ha chiosato l’ex premier – lo diciamo a chi immagina che essere di sinistra è salire su un palco alza il pugno chiuso e canta bandiera rossa. Sono esponenti di una cosa che non c’è più a difendere i deboli. È un’immagine da macchietta non di politica”.
“Oggi al #Lingotto17 con Matteo Renzi. Più forza al Pd per il futuro dell’Italia”: così su Twitter il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha confermato la sua presenza, domenica 12 marzo, alla terza e ultima giornata della convention di Torino con la quale Matteo Renzi lancia la sua campagna per le primarie del Pd del 30 aprile. Al Lingotto, intanto, sono ripresi i lavori. Chiuderà alle 13 Renzi stesso. Prima di lui, tra gli oratori previsti il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, l’ex sindaco di Torino Piero Fassino, il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, l’organizzatore della manifestazione e coordinatore della mozione Renzi-Martina, Tommaso Nannicini.
Gentiloni sarà presente ma non dovrebbe intervenire. Nella seconda giornata di lavori Renzi sposta l’asse un po’ più a sinistra e rivendica l’ambizione di un Pd che, con vocazione maggioritaria pur dopo l’improvviso ritorno al proporzionale, sia motore del “cambiamento dell’Italia”, perché sia “più giusta e più forte”. “Noi siamo il Partito democratico e non torniamo indietro ma vogliamo guardare avanti”, dice Maurizio Martina, classe 1978, nativo Ds, che affianca Renzi nella corsa per il congresso: “Diversi e uniti è possibile”. La prospettiva, afferma Martina che con il suo intervento contende ad Andrea Orlando la rappresentanza della sinistra Pd, è quella di un “nuovo centrosinistra largo e inclusivo”.
Da Roma, nelle stesse ore, arriva la chiamata di Giuliano Pisapia, che chiede al Pd di indicare le alleanze, scegliere il campo di gioco. È chiaro, replica Matteo Orfini, che il Pd non può allearsi con Alfano e con un partito che si chiama “Nuovo centrodestra”. Ma dal palco Dario Franceschini ricorda che la realtà impone di guardare al centro: “Auspichiamo che nel centrodestra nasca un’area moderata con cui dialogare e del resto i numeri ci spingono a questo”, afferma. “Il rapporto con Pisapia è naturale e privilegiato”, afferma Ettore Rosato. Sergio Chiamparino, che in un applauditissimo discorso dal palco ribadisce di non voler abbandonare la “barca” renziana nel momento della difficoltà perché sarebbe “vigliacco”, invita a non farsi tentare dall’autosufficienza e declinare la parola “egemonia” nel senso di dialogo a sinistra o, se il proporzionale lo imporrà, alleanze. Ma in quel caso, nota un dirigente renziano, la responsabilità è in capo anche a Pisapia: i parlamentari a lui vicini, ex Sel, siedono nei gruppi “con D’Alema, per il quale Renzi è nemico più di Berlusconi”.
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