Per desiderio della famiglia e con il via libera della Curia si terrà a Milano un momento di preghiera in suffragio di Fabiano Antoniani, morto di eutanasia in Svizzera. Non sarà però un funerale cattolico. Il post della fidanzata su Facebook
“Per chi volesse salutare Fabo, la cerimonia sarà venerdì 10 alle ore 19 nella parrocchia di Sant’Ildefonso, piazzale Damiano Chiesa 7, a Milano”. A una settimana esatta dalla morte per suicidio assistito in una clinica svizzera di dj Fabo, è comparso questo annuncio, lunedì 6 marzo, sulla pagina Facebook di Valeria Imbrogno, la fidanzata di Fabiano Antoniani, il 39enne deejay milanese tetraplegico che aveva scelto di morire per porre fine alle sue terribili sofferenze e a una vita che per per lui “non aveva più senso”. Il messaggio di Imbrogno è stato ripreso e rilanciato da Marco Cappato, l’esponente dei radicali, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, che ha accompagnato nella clinica Dignitas di Forc, vicino a Zurigo, Fabiano Antoniani perché portasse a compimento la strada dell’eutanasia, in Italia illegale.
UN SUFFRAGIO, NON UNA MESSA
Cappato, come è noto, al rientro in Italia si è autodenunciato, e ora è indagato dalla procura di Milano per aiuto al suicidio, un reato punibile con un massimo di 12 anni di carcere. La cerimonia di venerdì prossimo 10 marzo in chiesa a Sant’Ildefonso, occorre però precisare, non sarà un funerale cattolico. È un ricordo e non una messa, perché Fabo avrebbe preferito così, secondo quanto risulta. Un momento da condividere con gli amici di Fabiano Antoniani e con quanti vogliono manifestare vicinanza ai suoi cari. Dalla Curia di Milano, scrive Repubblica.it, viene ribadito che non si tratta di un funerale, ma di un “suffragio” a una settimana dalla morte.
PER DJ FABO UN PRETE AMICO DI FAMIGLIA
A presiedere la cerimonia in suffragio di Fabiano Antoniani sarà don Antonio Suidi, amico di famiglia e in particolar modo della mamma che ha chiesto un momento di raccoglimento. “Abbiamo acconsentito al desiderio della mamma – dice il prete, secondo quanto riporta Repubblica.it – di avere in chiesa una occasione di preghiera per partecipare al momento di prova di questa famiglia, come spesso succede per i nostri fedeli”. La preghiera, quindi, per dire “siamo al vostro fianco in questo frangente di dolore”. La decisione di tenere la cerimonia nella parrocchia è stata concordata nei giorni scorsi con i vertici della chiesa ambrosiana, ai quali si è rivolto il parroco don Antonio per capire come realizzare il desiderio espressogli dalla famiglia di Fabo.
QUANDO NON FU CONCESSO IL FUNERALE DI WELBY
La Chiesa cattolica non ammette l’eutanasia né il suicidio assistito, come è noto. Così come, più ancora dopo gli ultimi orientamenti voluti da papa Francesco, non ammette l’accanimento terapeutico poiché quando “non sono più utili” le cure ai pazienti terminali possono essere interrotte, stando alla Carta degli Operatori sanitari aggiornata dopo 22 anni in Vaticano e resa pubblica lo scorso 6 febbraio. Non era questo però il caso di dj Fabo, che aveva scelto una forma di eutanasia attiva. Perciò appare significativa l’ “apertura” della Curia milanese alla richiesta dei familiari di Fabiano Antoniani, sebbene non si tratti di funerali cattolici veri e propri. Celebre è rimasto il caso del mancato assenso, nel 2006 a Roma, alla possibilità di avere funerali in chiesa per Piergiorgio Welby, radicale e co-presidente dell’associazione Luca Coscioni, gravemente malato, la cui moglie cattolica, Mina Welby, avrebbe voluto le esequie religiose. Welby, sostenitore del rifiuto all’accanimento terapeutico e favorevole al diritto all’eutanasia, morì dopo essere stato sedato e aver subìto, volontariamente, il distacco del respiratore. “Io spero che Dio abbia accolto Welby per sempre, ma concedere il funerale sarebbe stato come dire ‘il suicidio è ammesso’ “, disse il vicario di Roma, cardinale Camillo Ruini. Altri tempi? Può darsi. Dall’apertura della Curia milanese verso la famiglia di Fabo sembra trasparire un ammorbidimento della posizione, che formalmente rimane la stessa, della Chiesa, in una delle arcidiocesi più grandi del mondo: Milano, appunto.
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