Dj Fabo, il testamento. E Marco Cappato si autodenuncia: “Spero di essere incriminato”

“La mia vita ora non ha più senso” spiegava dj Fabo, il 39enne milanese tetraplegico e cieco morto per suicidio assistito in una clinica svizzera, nel suo testamento spirituale. E l’esponente radicale Marco Cappato, che ha accompagnato Fabiano Antoniani a morire, si è autodenunciato: “Ora lo Stato mi incrimini”

“Io, Fabiano Antoniani, Dj Fabo, nato a Milano il 9 febbraio 1977, all’età di sette anni, frequento la scuola di musica per imparare a suonare la chitarra. Da bambino spesso suono come primo chitarrista e partecipo a numerosi saggi. Visto il talento, i miei genitori mi costringono a frequentare il Conservatorio di Milano, villa Simonetta, ma a causa del mio comportamento ribelle vengo espulso”. Comincia così, riporta il sito dell’Ansa, il testo autobiografico inedito consegnato all’associazione Luca Coscioni dal giovane di 39 anni, tetraplegico e non vedente da tre, che lunedì 27 febbraio ha scelto di morire tramite suicidio assistito in Svizzera.

DJ FABO: “LA MIA VITA NON HA PIU’ SENSO…”

Ripercorrendo le tappe principali della sua vita e soffermandosi sull’incidente stradale, nel 2014, spartiacque tra il prima, a colori, e il dopo, buio, Dj Fabo (foto in alto, dal suo profilo Facebook) conclude: “Le mie giornate sono intrise di sofferenza e disperazione non trovando più il senso della mia vita ora”, motivando così la scelta di chiedere di morire.

Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni ed ex presidente dei Radicali

CAPPATO: “SPERO DI ESSERE INCRIMINATO”

Dal canto suo, intanto, l’esponente radicale Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, che ha accompagnato dj Fabo a morire in Svizzera, ha fatto sapere con post su Facebook: “Alle 14.45 vado dai carabinieri ad autodenunciarmi per ‘l’aiuto al suicidio’ di Fabo”. “Oggi (28 febbraio, ndr.) mi autodenuncio e spero di essere incriminato e di potermi difendere in un processo“, ha poi detto in un’intervista a Radio24. “In Italia è reato l’istigazione al suicidio – ha aggiunto Cappato – ma in questo caso non c’è stata alcuna istigazione”. “Ora lo Stato ha due strade: o fare finta di nulla, nel senso che essendosi tutto svolto fuori dall’Italia fa finta di non sapere niente – ha concluso Cappato – oppure incriminarmi e io spero che lo faccia”.

I MAGISTRATI: “VALUTEREMO TUTTO”

“Sarà valutata sotto tutti i profili giuridici, compresa la giurisprudenza della Cedu, in materia di diritti” l’autodenuncia di Marco Cappato. Lo ha spiegato il procuratore di Milano Francesco Greco, precisando anche che il fascicolo Sarà assegnato, quando arriverà la denuncia, al pm Tiziana Siciliano, che coordina il pool “ambiente, salute e lavoro”. Qualora la Procura di Milano decidesse di iscrivere nel registro degli indagati Marco Cappato, l’esponente dei radicali potrebbe dover rispondere di “aiuto al suicidio”, reato previsto all’articolo 580 del codice penale.

Una foto dell’associazione Luca Coscioni che ritrae un’immagine dj Fabo col suo cane

Photo credits: Facebook, Twitter

Gestione cookie