Per l’ex sindaco, Virginia Raggi altro non ha fatto che riesumare il primo progetto dei costruttori che lui aveva bocciato. Con esso, accusa Marino: “vengono meno tutte le opere pubbliche per Roma: è un favore ai costruttori”
Ha lasciato passare qualche ora, l’ex sindaco di Roma, Ignazio Marino. Poi, in un’intervista televisiva a Faccia a Faccia su La7 ha sparato a zero: “La Raggi oggi può dire con soddisfazione di avere approvato il progetto iniziale dei costruttori che la giunta Marino aveva bocciato”. Così l’ex primo cittadino si è scagliato contro colei che lo ha sostituito alla guida del Campidoglio. Colpevole, per il chirurgo prestato alla politica, di avere sbagliato tutto sul progetto di nuovo stadio della Roma, il cui via libera definitivo era stato annunciato in pompa magna nella tarda serata di venerdì 24 febbraio dalla sindaca Virginia Raggi e dal dg della Roma, Mauro Baldissoni, assieme al costruttore Luca Parnasi. Con il placet, naturalmente, del patron giallorosso, James Pallotta.
“FA UN FAVORE AI PALAZZINARI…”
“La Raggi ha cancellato tutte le opere di interesse pubblico da noi ottenute, più di 250 milioni di euro per i trasporti e un parco grande come Villa Borghese. Ha fatto un favore ai costruttori“, è stato il durissimo attacco di Marino alla sindaca. “Quello che viene a mancare completamente sono tutte le opere pubbliche. Come ci si andrà allo stadio? Tutti incolonnati sulla vecchia via del Mare, questo è quello che accadrà perché vengono cancellati il ponte pedonale che collega con la Roma-Fiumicino dall’altro lato del fiume, viene cancellato un ponte sul fiume che collega l’autostrada Roma-Fiumicino con la via del Mare e viene cancellato il prolungamento della metro B“.
“NON AVREMO 3 TORRI? CI SARANNO 18 EDIFICI…”
Ma le accuse dell’ex sindaco non si fermano qui. E sono molto gravi perché di fatto definiscono la politica della giunta Cinque Stelle che governa Roma come non solo incapace di fare passi avanti sulla vicenda stadio, ma protagonista di passi indietro che danneggerebbero la città, favorendo i “palazzinari”. “Al posto delle torri poi – insiste Marino – avremo 18 edifici alti sette piani ha aggiunto Marino – ricordiamo cos’era il parcheggio al Flaminio quando eravamo ragazzi, distesa di siringhe, prostituzione di notte, oggi c’è un segno distintivo che rimarrà nel tempo, le tre testuggini dell’Auditorium di Renzo Piano. Insomma, siamo passati dallo stadio della Roma, lo dico con le parole di Aldo Fabrizi, alla “Romanella”, la pasta ripassata, non costa niente ma è buona lo stesso”.
STADIO, ADESSO CHE SUCCEDE
I proponenti, ossia la Roma e il costruttore Luca Parnasi, contano di poter posare la prima pietra del nuovo stadio già entro l’anno in corso, con calcio di inizio tra il 2019-2020. Superato lo scoglio del Comune a Cinque Stelle, restano però non pochi ostacoli sulla strada per realizzare l’impianto sportivo a Tor di Valle, a partire dal vincolo della sovrintendenza alle Belle Arti sul vecchio ippodromo (il 3 marzo è previsto il parere del Mibact). Per dare l’ok anche formale al progetto rinnovato la maggioranza capitolina si prepara a votare in aula una delibera ad hoc che di fatto sostituirà la precedente delibera dell’amministrazione Marino. L’ok al documento, che dovrà essere elaborato dagli uffici competenti, potrebbe arrivare entro un mese, forse prima.
LA REGIONE: “E LE OPERE PUBBLICHE? VIGILEREMO…”
Tuttavia in una nota l’assessore della Regione Lazio alle Politiche del Territorio e alla Mobilità, Michele Civita, spiega che dell’accordo raggiunto sullo Stadio della Roma “mentre è stato detto chiaramente che le attuali cubature saranno ridotte in modo significativo, non si conoscono ad oggi le opere e le infrastrutture per garantire la mobilità, il miglioramento dell’ambiente e della qualità urbana. Su tutto ciò la Regione, eserciterà il ruolo e la funzione di sua competenza”.
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