Condannato a 9 anni e 8 mesi Andrea Magnani. Per la Levato i giudici hanno deciso di ridurre la pena complessiva di 8 anni.
La sentenza è arrivata implacabile: sedici anni di reclusione per l’esecutrice materiale, Martina Levato. Nove anni e 8 mesi per il complice Andrea Magnani per le aggressioni con l’acido avvenute nel novembre 2014 sul giovane Stefano Savi, colpito a causa di uno scambio di persona e sfregiato in volto e dell’assistente fotografo Giuliano Carparelli, miracolosamente scampato all’agguato. La Levato doveva già scontare 12 anni di carcere per avere sfregiato lo studente Pietro Barbini: la pena complessiva è fissata in 20 anni. I giudici hanno infatti riconosciuto il principio della continuazione fra i diversi agguati: non si applica la somma delle singole pene inflitte, che avrebbe portato a un totale di 28 anni, ma una misura ridotta, che tiene conto di come le aggressioni facessero parte di un “unico disegno criminale”.
Alla lettura della sentenza Martina è scoppiata a piangere: «Ha appreso come giusta la condanna per l’attacco a Pietro Barbini, ma per quella a Stefano Savi non si ritiene responsabile», spiega il suo avvocato Alessandra Guarini. Soddisfatto, invece, il pm dell’inchiesta, Macello Musso: «Martina Levato ha avuto il massimo della pena, è la conferma dell’impianto accusatorio».
A propria difesa, inoltre, la Levato ha spiegato che ad avere una responsabilità maggiore negli agguati sarebbe stato il suo ex compagno Alexander Boettcher (attualmente a giudizio in un processo diverso), mentre ha precisato di aver «esagerato» nell’attribuire tante responsabilità a Magnani, il quale, in ogni caso, «era consapevole di tutti i piani, perché c’era una spartizione di ruoli». Nell’agosto 2015, inoltre, Martina Levato, detenuta a San Vittore, ha partorito un bambino di cui Boettcher, anche lui in carcere, ha riconosciuto la paternità: il figlio è suo. Il tribunale per i minorenni ha però stabilito che il piccolo dovrà essere dato in adozione.
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