La squadra mobile di Trapani ha scovato i capi della mafia di Alcamo che si davano appuntamento in una cella frigorifero per sfuggire alle microspie. Sei in manette, fra cui il boss Ignazio Madonia. Tutti sospettati di proteggere la latitanza del superboss Matteo Messina Denaro, irreperibile dal 1993
I fedelissimi del boss di mafia superlatitante Matteo Messina Denaro si riunivano nella cella frigorifero di un fruttivendolo di Alcamo (Trapani) per discutere delle questioni più delicate. Lo riporta Repubblica, in un articolo a firma di Salvo Palazzolo. Summit veloci: 7-10 minuti. Con tanto di giacche e cappotti anche in primavera, dato che si trovavano all’interno di enormi freezer a temperature bassissime. Al fresco pensavano di essere al sicuro da microspie e telecamere. E, invece, no. I poliziotti della squadra mobile di Trapani, diretti da Fabrizio Mustaro, sono riusciti a trasformare la cella frigorifero dei summit nel confessionale del Grande fratello.
E un altro blitz è scattato, coordinato dalla procuratrice aggiunta di Palermo Teresa Principato e dai sostituti Carlo Marzella e Gianluca De Leo. Il nuovo capo del mandamento mafioso di Alcamo è una vecchia conoscenza della direzione distrettuale antimafia diretta da Francesco Lo Voi, spiega Salvo Palazzolo su Repubblica: si tratta di Ignazio Melodia, u dutturi, di nome e di fatto, ex medico dell’ufficio d’igiene della cittadina trapanese, rimasto in carcere dal 2002 al 2012. Melodia è stato arrestato insieme ad altre cinque persone. Associazione mafiosa, estorsioni a imprenditori e condizionamento delle elezioni comunali di Alcamo sono i reati contestati.
Non appena scarcerato, Melodia è tornato a ricoprire il massimo incarico sul territorio. Con il medico boss sono state arrestate altre cinque persone. È un’indagine complessa, questa. “Ancora una volta – dice il questore di Trapani, Maurizio Agricola – è emersa la pervicace condotta mafiosa volta a condizionare il tessuto economico nonché a tentare di influenzare le locali realtà politico-amministrative, condotta resa ancora più pericolosa dalla levatura criminale dei personaggi coinvolti”. E, intanto, continua la caccia a Matteo Messina Denaro, ormai latitante dal 1993. Anche nella notte trascorsa fra lunedì 20 e martedì 21 febbraio sono state eseguite diverse perquisizioni fra Alcamo, Castellammare e Castelvetrano. Ma il boss è l’unico che non cade nella rete delle intercettazioni. Forse, sospettano gli inquirenti, perché non è più in Sicilia ormai da tempo.
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