Clamoroso errore di Donald Trump, che in un comizio in Florida pur di attaccare l’immigrazione irregolare ha “inventato” un attacco terroristico nei giorni scorsi in Svezia. Cosa che, mai avvenuta, ha fatto infuriare gli svedesi. Ed è scoppiato un incidente diplomatico.
Confondere il Pakistan con la Svezia. E poi asserire che nel Paese scandinavo è avvenuto un attacco terroristico, quando effettivamente un attentato c’è stato: nel grande Paese asiatico, però, dall’altra parte del nostro pianeta. È ciò che è accaduto al presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Nel corso di un comizio stile campagna elettorale, il tycoon ha fatto riferimento a un presunto attacco terroristico in Svezia venerdì scorso. Un attacco che però non è mai avvenuto, e che potrebbe essere frutto – secondo alcune interpretazioni – solo di confusione fra il paese scandinavo – in inglese Sweden – e la città di Sehwan, in Pakistan, dove 85 persone sono morte in un attacco suicida appunto venerdì scorso 17 febbraio.
LA SVEZIA CHIEDE SPIEGAZIONI
A Melbourne, in Florida, di fronte a migliaia di suoi sostenitori, Trump è tornato su uno dei suoi cavalli di battaglia, i confini sicuri, legando l’immigrazione ai recenti attentati in Europa. Ha citato Bruxelles, Nizza, Parigi. E la Svezia. “Guardate cos’è successo in Svezia ieri sera… Chi poteva immaginarlo? Stanno avendo problemi che non avrebbero mai pensato di avere”, ha arringato Trump. A Stoccolma hanno ascoltato e si sono interrogati, cercando di ricordare, ma alla memoria non è tornato proprio nulla. E al di là dell’ironia che ha invaso i social e i siti web già dalle prime ore, in serata la questione ha preso una piega più seria quando l’ambasciata svedese a Washington ha fatto sapere di aver chiesto spiegazioni in proposito al dipartimento di Stato.
TUTTE LE GRANE DA RISOLVERE
Accerchiato da una frangia del suo stesso partito guidata da John McCain e con i democratici tentati dall’impeachment, Donald Trump nel fortino di Mar-a-Lago sta intanto sta lavorando al bando-bis sui musulmani e alla stretta sugli immigrati con espulsioni accelerate. E continua la caccia al suo nuovo consigliere alla sicurezza nazionale, posto lasciato vacante dalle dimissioni di Mike Flynn, scivolato sui rapporti troppo stretti con la Russia di Vladimir Putin.
ATTACCO AI GIORNALISTI
Il presidente, circondato dai suoi più stretti collaboratori, ha cercato in questo weekend di ritrovare lo slancio della campagna elettorale. Bypassando i “media disonesti“, è tornato a parlare ai suoi sostenitori cercando un dialogo diretto senza i filtri della stampa. “L’agenda dei media non è la vostra agenda“, ha arringato i suoi fan, bollando stampa e affini come “nemici degli americani”. Parole durissime, che creano spaccature anche fra i suoi uomini: il segretario alla Difesa, John Mattis, ha preso le distanze dal presidente, affermando di non considerare affatto i media dei nemici. Le critiche più feroci arrivano però da McCain che, senza mezzi termini, affianca la figura di Trump a quella di un dittatore.
Photo credits: Twitter, Facebook
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