Dal 23 febbraio la seconda stagione della sua Nemo-Nessuno escluso, su Rai2, condotta con Valentina Petrini. In vista di questo appuntamento abbiamo chiesto alla ex Iena Enrico Lucci di parlarci dei suoi libri di riferimento. Che non sono pochi
La sua ultima performance è, come sempre, spettacolare. Ti fa ridere. Ma di un riso amaro. E in mezzo a quel chilo di sarcasmo ritrovi parecchie verità. Così potremmo “leggere” l’intervento della ex Iena Enrico Lucci, intabarrato a sfottò con cappotto e colbacco sovietico da Guardia Rossa, alle travagliatissime assemblee del Partito democratico avviato a rotta di collo verso la scissione. Lucci si è catapultato verso D’Alema, Bersani, Renzi, Emiliano e li ha bersagliati in romanesco, portando “la voce del popolo” contro tutti coloro che, indistintamente, si credono di essere i “proprietari del Pd”. È il suo stile. Inconfondibile. Lo farebbe, come ha già fatto, per qualsiasi altra formazione politica. Lo fa adesso anche perché da pochi mesi per lui è cominciata una nuova vita televisiva: addio alle Iene dopo vent’anni e via libera con Nemo-Nessuno escluso su Rai 2, che conduce insieme a Valentina Petrini. Da giovedì 23 febbraio comincia la seconda stagione della trasmissione. Possibile che per Enrico la scissione del Pd sia caduta come la ciliegina sulla torta? Ah, chi può dirlo…
Dopo la laurea in Lettere con indirizzo in Storia Contemporanea, Lucci, romano, classe 1964, giornalista professionista, ha lavorato per diversi anni nel giornalismo televisivo locale. Appare per la prima volta su reti nazionali nel 1993 su Rai 3 e alterna le collaborazioni Rai e Mediaset, lavorando a vari programmi tra cui Scirocco, Il Giro d’Italia, Feste e Vacanze. Nel 1996 vince la seconda edizione del premio giornalistico televisivo Ilaria Alpi con la trasmissione Telesogni su Rai 3. Nel 1997 realizza il suo primo servizio per Le iene nel corso del quale intervista il deputato Teodoro Buontempo. Nel 2005 ha recitato nel film Vieni via con me di Carlo Ventura. Celebri, oltre a moltissimi servizi come inviato delle Iene, le interviste verità fra lo scioccante e l’assurdo a Luciano Gaucci nel suo rifugio da latitante in Repubblica Dominicana.
Quando gli abbiamo chiesto “Qual è il tuo libro sul comodino?” ci ha risposto così: “Ce n’è più d’uno che ha segnato la mia formazione. Innanzitutto Il giovane Stalin di Simon Sebag Montefiore che soddisfa ampiamente il mio amore per la storia (Lucci è laureato il Lettere con indirizzo Storia Contemporanea, ndr.) e La gioia di scrivere di Wislawa Szymborska che riporta a un sano e gioioso rapporto con la vita”. “Se poi devo pensare al passato – continua – arrivo all’inizio, al primo libro che lessi: Le tigri di Mompracem di Emilio Salgari che mi regalò mio padre insieme a tutti gli altri libri della serie. Sandokan che lottava contro gli imperialisti inglesi prepotenti, l’amore per la libertà e per la Perla di Labuan, il mare, i pirati, l’avventura. Cioè tutta la mia vita”.
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