Si tiene oggi, domenica 19 febbraio, l’Assemblea Nazionale del Partito Democratico. Il Segretario del PD Matteo Renzi ha formalizzato le dimissioni, ma dal palco dell’Hotel Parco dei Principi di Roma ha sfidato la minoranza: “Non potete chiedere a chi si dimette per fare il congresso di non candidarsi perché solo così si evita la scissione”.
“Sono arrivate le dimissioni formali del segretario e quindi, per statuto, si prevede la convocazione dell’assemblea”. Con queste parole, il presidente del Partito Democratico Matteo Orfini ha inaugurato l’Assemblea Nazionale del Pd, convocata oggi, domenica 19 febbraio, all’Hotel Parco dei Principi di Roma per aprire il Congresso. All’inizio dei lavori, come previsto dallo statuto, Orfini ha aperto la possibilità di candidarsi alla segreteria del partito con 117 firme dei delegati. Sul palco, oltre al già citato Orfini, presenti anche il segretario Matteo Renzi, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e i vicesegretari Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani.
Un lungo applauso ha accolto l’intervento di Matteo Renzi: “La parola chiave che propongo oggi è: rispetto“, ha dichiarato l’ex presidente del Consiglio. “È una delle parole più belle, richiama al guardarsi intorno, dentro, negli occhi. Avere rispetto è una delle prime cose che i genitori insegnano ai figli. Una comunità politica deve scegliere di rispettarsi sempre e praticare il rispetto nei confronti della comunità. Il Pd ha perso l’occasione per aprire le finestre e parlare fuori. Ora dico, senza distinzioni: fermiamoci. Fuori da qui ci stanno prendendo per matti. La nostra responsabilità è nei confronti del Paese. Adesso basta, non possiamo più discutere al nostro interno. Facciamolo oggi ma dobbiamo rimetterci in cammino”.
Il pensiero di Renzi torna, poi, al Referendum del 4 dicembre: “C’è una frattura forte nella politica e nella società italiana, c’è un prima e un dopo il 4 dicembre. E io ne sono responsabile: il referendum è stato una botta per tutto il sistema Paese e noi dobbiamo rimettere in moto il Paese“.
Ancora, sulle scissioni all’interno del Pd: “La scissione ha le sue ragioni che la ragione non conosce. La nostra responsabilità è verso il Paese e quelli che stanno fuori. Adesso basta: si discuta oggi ma ci si rimetta in cammino. Non possiamo continuare a stare fermi a discutere al nostro interno. Non possiamo stare fermi a dire congresso sì, congresso no. (…) Scissione è una delle parole peggiori, peggio c’è solo la parola ricatto, non è accettabile che si blocchi un partito sulla base dei diktat della minoranza. (…) Basta con la discussione e le polemiche sul governo. Faccio un applauso a Gentiloni che è qui, per quello che sta facendo con i ministri. E’ impensabile che si trasformi il congresso in un congresso sul governo. Sarebbe un errore allucinante per tutti. (…) Rispettiamo l’azione del governo e i poteri del presidente della Repubblica”.
Sulla sua candidatura: “Per sistemare questa assurda situazione poteva valere la pena fare un passo indietro, ci ho pensato sul serio, perchè mai come questi due mesi e mezzo siamo stati laici nelle decisioni, abbiamo ascoltato tutti, ma accettare oggi che si possa dire di no a una candidatura, accettare che possa essere eliminata una persona, sarebbe un ritorno al passato. Noi stiamo insieme per confrontarci. A chi per tre anni ha pensato che si stava meglio quando si stava peggio non dico che siamo nemici e neanche avversari, dico mettetevi in gioco. Non potete chiedere a chi si dimette per fare il congresso di non candidarsi perché solo così si evita la scissione. Questa non è una regola del gioco democratico. Non accetteremo mai, mai, mai e poi mai che qualcuno ci dica ‘tu non vai bene, tu nei sei parte di questa comunità’. Avete il diritto di sconfiggerci, non di eliminarci”.
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