Confermata la sentenza del tribunale per Michele Buoninconti che dovrà scontare 30 anni per l’omicidio della moglie Elena Ceste.
Con l’intervento di replica del pg Laura Deodato è ripreso oggi, 15 febbraio, in Corte d’Assiste d’Appello a Torino il processo a Michele Buoninconti, il vigile del fuoco di Costigliole d’Asti condannato in primo grado a trent’anni di carcere per l’omicidio della moglie, Elena Ceste. Il magistrato aveva già chiesto la conferma della sentenza in una delle precedenti udienze. In aula ci sono anche i genitori della vittima, che temono possano essere ridotti gli anni di carcere all’assassino di Elena.
Confermata, invece, la condanna: Michele Buoninconti dovrà scontare 30 anni di carcere. Il vigile del fuoco è detenuto a Verbania, condivide la cella con ex appartenente alle forze dell’ordine, porta aperta di giorno e di notte. Ha abbandonato ogni contatto con le amanti ma non con i figli, anche i suoceri lamentano un comportamento curioso: ha incassato parte dell’eredità di Elena ma non garantisce il mantenimento ai figli, di cui si prenderebbero cura i nonni materni.
Lasciando l’aula, i difensori di Buoninconti sono tornati a criticare la scelta, operata dai loro predecessori, del rito abbreviato, che non ha permesso di svolgere ulteriori approfondimenti “penalizzando l’imputato. Su quanto è accaduto – hanno ribadito – si possono fare solo delle ipotesi. Non è possibile dire come, quando, dove e in che modo Elena Ceste è stata uccisa. E non si può nemmeno dire se sia stato un delitto premeditato, volontario, di impeto o di altro. A nostro avviso non si è trattato nemmeno di un omicidio”. La scomparsa di Elena è apparsa subito strana ma è stato solo con il ritrovamento dei resti del corpo che è stato possibile formulare un atto di accusa nei confronti del Buoninconti. La verità sulla sua fine, comunque, è ancora vvolta nel mistero.
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