Un pugile marocchino, campione svizzero di kickboxing, ha ricevuto a Milano una condanna a sei anni di carcere per terrorismo internazionale: avrebbe manifestato la volontà di compiere attentati in Vaticano e all’ambasciata di Israele a Roma
Campione svizzero di kickboxing, Abderrahim Moutaharrik fu arrestato nell’aprile 2016. È stato adesso condannato in primo grado a 6 anni di carcere con l’accusa di terrorismo internazionale dal gup di Milano Alessandra Simion. La notizia è di martedì 14 febbraio 2017, la riporta Repubblica in un pezzo a firma di Emilio Randacio. Il cittadino marocchino, considerato un militante dell’Isis, sarebbe stato pronto a partire per la Siria con la famiglia per poi tornare in Italia perché, secondo gli investigatori, “voleva colpire l’ambasciata di Israele a Roma e il Vaticano”.
“PRONTI A PORTARE I BAMBINI IN SIRIA”
Insieme a Moutaharrik sono stati condannati altri tre imputati, tra cui la moglie Salma Benncharki, condannata a 5 anni. I pm di Milano Francesco Cajani e Enrico Pavone avevano invece invocato 6 anni e mezzo di carcere per entrambi. Il gup Alessandra Simion, titolare del processo celebrato con rito abbreviato, ha inoltre disposto per loro la sospensione della potestà genitoriale, perché la coppia avrebbe voluto portare in Siria i loro due bambini di 2 e 4 anni. Condannati anche gli altri due imputati, marocchini e presunti appartenenti alla cellula lombarda dell’Isis: 6 anni per Abderrahmane Khachia e 3 anni e 4 mesi per Wafa Koraichi, che nei giorni scorsi ha ottenuto i domiciliari. L’accusa, per tutti, è terrorismo internazionale.
“ABDERRAHIM INNOCENTE”
“Moutaharrik è amareggiato e incredulo per la condanna, e continua a dichiararsi innocente”, spiega il suo legale, Sandro Clementi, che annuncia già la richiesta di appello: “È una sentenza annunciata per un processo che non ha avuto nessuna fondatezza probatoria e che si è svolto senza garanzie per l’imputato”. Secondo l’avvocato, il pugile “non ha mai detto di voler colpire il Vaticano: ci sono dei riferimenti a una sua volontà di colpire Roma nove anni fa, mentre parla con un amico, ma si riferisce a una frase del 2009, e ne sta parlando con un amico nel 2015, quindi evidentemente è una vanteria con un amico detta in automobile, limitata a un passaggio velocissimo”. Per il legale, però, non c’è alcun “riferimento a colpire come atto di violenza, o ad attentati o tantomeno a colpire il Vaticano o Israele. Sono tutte estensioni non legittime di due frasi raccontate e riferite anni fa”. Nel novembre scorso i legali del pugile avevano presentato un’istanza in cui ricusava il gup di Milano, perché aveva definito l’imputato “presumibilmente un appartenente all’Isis” nel provvedimento con cui gli negava la possibilità di assistere in aula al processo, a cui ha partecipato solo in videoconferenza.
Photo credits: Twitter
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