Suicidio shock: deluso dal precariato lascia una lettera

Il ragazzo è stato trovato morto a Trieste, sulla riviera di Barcola, e non si hanno dubbi sulla causa del suo suicidio. 

Nella lettera che Michele, grafico di 30 anni senza un lavoro stabile, ha lasciato ai genitori prima di togliesi la vita scrive: “Il precariato mi ha ucciso”. Michele era stanco del precariato professionale e di una prospettiva senza futuro e con il suo gesto cercava di attirare l’attenzione di chi ha “tradito la sua generazione”.

La lettera è stata pubblicata per volontà dei suoi genitori sul Messaggero Veneto nella speranza che la perdita dell’amato figlio non sia dimenticata. Parlano di Michele come di un “ragazzo della generazione perduta che ha vissuto come sconfitta personale quella che per noi è invece la sconfitta di una società moribonda che divora i suoi figli”.

Nella lettera trovata dalla madre e consegnata ai carabinieri, Michele spiega il perché del suo gesto estremo e del suo senso di smarrimento e delusione: “Ho cercato di essere una brava persona, ho commesso molti errori, ho fatto molti tentativi, ho cercato di darmi un senso e uno scopo usando le mie risorse, di fare del malessere un’arte. Ma  le domande non finiscono mai, e io di sentirne sono stufo. E sono stufo anche di pormene. Sono stufo di fare sforzi senza ottenere risultati, stufo di critiche, stufo di colloqui di lavoro come grafico inutili, stufo di sprecare sentimenti e desideri per l’altro genere. Stufo di invidiare, stufo di chiedermi cosa si prova a vincere, di dover giustificare la mia esistenza senza averla determinata”. Conclude spiegando che la sua non è semplice follia ma delusione, e determinato ad imporre la sua assenza nel momento in cui la sua presenza non sembra essere notata: “Perdonatemi, mamma e papa’, se potete, ma ora sono di nuovo a casa. Sto bene”.

Suicidio shock: deluso dal precariato lascia una lettera

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