Omicidio di iseo: un’operatrice psichiatrica, Nadia Pulvirenti, è stata uccisa da un suo paziente con 10 coltellate. Indagano i carabinieri.
«La scelsi per l’entusiasmo. Perché condivideva il progetto di accompagnare le persone con disagio psichico all’autonomia. Per il modo in cui si era presentata, così, senza appuntamento, portando a mano le sue credenziali. Riconobbi subito in lei quello che fa la differenza nei lavori come il nostro: passione e dedizione»: così parla di Nadia Pulvirenti, il responsabile della cooperativa Diogene da cui dipendono gli operatori della Cascina Clarabella, la struttura che ospita pazienti con fragilità psichiche e li impiega nelle attività di gestione dell’agriturismo, del ristorante, dei vigneti e dei campi dove si allevano anche animali. L’aveva assunta per la sua dedizione e il suo entusiasmo, gli stessi che la porteranno ad una morte insensata e violenta.
Dieci coltellate alle gambe e all’addome sferrate con decisione: è questo il tragico scenario del suo omicidio. Terapista per la riabilitazione psichiatrica di soli 25 anni, Nadia, è stata uccisa da Abderrhaim El Mouckhtari, 54enne marocchino con problemi psichici, ospite della struttura protetta da cinque anni e paziente della giovane da due, colpito da un folle raptus che non le ha dato possibilità di scampo.
Abderrhaim e Nadia si sono visti alle 11. Tutto andava bene, poi c’è stato un malinteso. Lui ha preso un coltello e le ha sferrato più di dieci colpi. Poi è corso via, senza sapere dove. Continuava a ripetere di dover raggiungere i carabinieri, prima di essere trovato dai vigili. Lo hanno arrestato, lo hanno interrogato e lui continuava a ripetere: «Lo so che le donne non si devono picchiare, ho sbagliato. Appena abbiamo finito vado a chiedere scusa a Nadia». Una tragedia senza senso che colpisce un’intera comunità, una ragazza di 25 anni che scompare svolgendo il suo lavoro onestamente.
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