Venerdì 20 gennaio 2017 alle 18 ora italiana il giuramento di Trump come 45° presidente degli Stati Uniti. Per la cerimonia spesi 100 milioni di dollari
Tutto pronto. Donald Trump giurerà venerdì 20 gennaio come nuovo presidente degli Stati Uniti. Sarà il giorno dell’insediamento formale, l’Inauguration Day, dopo la vittoria alle elezioni del 8 novembre 2016 contro Hillary Clinton. Una cerimonia blindata, già molto criticata negli Usa. E senza un buon viatico: un sondaggio di Washington Post/Abc indica in Trump il presidente meno popolare degli ultimi 40 anni in America.
CERIMONIA “SOBRIA”
Secondo Ilgiornale.it, per questi motivi Trump adotterà venerdì 20 gennaio un profilo tutto sommato basso: tre giorni di celebrazioni invece dei cinque di Obama, tre balli invece dei quattordici di Clinton, un’ora e mezza di parata sulla Pensylvania Avenue, la strada dei presidenti che porta dal Campidoglio alla Casa Bianca, invece delle tre di Carter che si fece scortare da 150 carri allegorici.
CONTESTATORI PRONTI
Sarà. Di certo ad attenderlo sono attesi parecchi contestatori: fra le previste 800 mila persone circa che arriveranno a festeggiarlo durante la parata per le strade di Washington (con Obama furono due milioni) hanno annunciato la loro rumorosa presenza alcune associazioni anti-Trump: dalle femministe della Women’s March ai DisruptJ20, più o meno «Metti sottosopra il 20 gennaio».
MAXI MISURE DI SICUREZZA
Sono 30mila gli agenti delle forze dell’ordine mobilitati; e 100 milioni di dollari la spesa complessiva a carico del’erario pubblico per proteggere «The President». «Ma sarà un’Inauguration Day molto, molto speciale, molto bello» ha giurato Trump. Venerdì 20 gennaio alle 12 – le 18 ora italiana – “The Donald” giurerà invece come nuovo presidente dell’America: una mano sulla Bibbia e la fatidica frase «So, help me God».
“I GIORNALISTI? MEGLIO TWITTER”
Intervistato dalla televisione Fox, alla vigilia del suo insediamento alla Casa Bianca, il presidente eletto ha confessato di non amare l’uso di Twitter, ma di essere costretto ad usarlo per colpa di una stampa “molto disonesta”. “E questo è l’unico modo in cui posso contrattaccare“. “Se la stampa fosse onesta – ha aggiunto – non userei per nulla Twitter”.
Photo credits: Twitter
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