Delitto di Ferrara: mentre aspettavano di essere interrogati in caserma, Manuel e Riccardo si sono scambiati qualche parola sul massacro.
Il dialogo è agghiacciante: Manuel e Riccardo sono nella caserma dei Carabinieri, stanno per essere interrogati e sono spaventati. Non sanno di essere registrati, non sanno che quegli scambi di parole, quegli sguardi, saranno la loro condanna. «Te li sei tolti i calzini?», sussurra Riccardo all’altro. «Sì». «E quelli?». «Sono puliti». «E le scarpe?». «Le ho cambiate, guarda…» Secondo l’intercettazione riportata dal Corriere della Sera, Riccardo, il figlio sedicenne della coppia uccisa a colpi d’ascia nel Ferrarese, si preoccupa che il suo amico Manuel, l’autore materiale del massacro, non abbia addosso indumenti sporchi di sangue. «Non preoccuparti, è tutto ok», lo rassicura l’altro.
«Avevo messo due paia di calzini, l’uno sopra l’altro», spiegherà poi Manuel al pubblico ministero. «Il paio sopra l’ho tolto e l’ho messo nel borsone che abbiamo buttato nel canale». La confessione sarà totale, ma all’inizio il tentativo è quello di negare, di nascondere, di occultare. A tradirli saranno i drammatici sensi di colpa per l’uno, la forte volontà di raccontare una terribile realtà per l’altro. Alessandro Vincelli, il fratello maggiore di Riccardo, il 16enne che ha pianificato lo sterminio dei propri genitori, intervistato, riesce a dire solo: «Non lascerò solo Riccardo, ma è giusto che paghi per le suo colpe».
Anche la famiglia di Manuel è compatta, ma vogliono che paghi. Non riescono a farsi una ragione del gesto del figlio che sarebbe, secondo loro, stato condizionato dal desiderio di aiutare il suo amico o dai ricatti dello stesso. Un incubo senza fine, che non ha spiegazioni, che non trova giustificazioni di sorta, che ha rovinato la vita di due famiglie, che ora sono spezzate per sempre.
Photo Credits: Facebook