Cyberspionaggio, trema l’establishment. Rimosso il capo della polizia postale

Destinato altrove il direttore della Polposta Roberto Di Legami. Franco Gabrielli lo accusa di aver indagato sul cyberspionaggio senza avvertirlo

Franco Gabrielli, capo della polizia ha disposto l’avvicendamento al vertice della polizia postale, e all’attuale direttore, Roberto Di Legami, è stato assegnato un nuovo incarico. In sostanza, detto in parole povere, Di Legami è stato rimosso. Il motivo? Avrebbe sottovalutato la portata dell’indagine sul cyberspionaggio dei politici senza informare i vertici della Polizia di Stato.

NOTIZIE RISERVATE

L’indagine, condotta dalla Polizia postale e coordinata dalla procura di Roma, ha portato all’arresto di due persone, l’ingegnere nucleare Giulio Occhionero, di 45 anni, e la sorella Francesca Maria, 49 anni, residenti a Londra ma domiciliati a Roma e conosciuti nel mondo dell’alta finanza capitolina (LEGGI ANCHE: CYBERSPIONAGGIO: ARRESTI A ROMA, TRA GLI INTERCETTATI RENZI, DRAGHI E MONTI). L’indagine è coordinata dal pm Eugenio Albamonte della Procura di Roma. I due fratelli sono accusati di aver spiato attraverso computer, reti informatiche e virus politici e figure istituzionali come l’ex premier Matteo Renzi, pubbliche amministrazioni, studi professionali e imprenditori di livello nazionale. Ma anche banchieri e alti prelati. La polizia ha smantellato quella che di fatto è stata per anni una centrale di cyberspionaggio che ha raccolto notizie riservate e dati sensibili.

SPIONAGGIO SU SCALA INDUSTRIALE

A Giulio e Francesca Maria Occhionero sono contestati i reati di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, accesso abusivo a sistema informatico aggravato e intercettazione illecita di comunicazioni informatiche e telematiche (LEGGI ANCHE: CYBERSPIONAGGIO: CHI SONO DAVVERO I DUE FRATELLI ARRESTATI A ROMA). Le indagini degli investigatori del Cnaipic, il Centro nazionale anticrimine informatico della Polizia postale, hanno accertato che i due fratelli gestivano una rete di computer (botnet) – infettati con un malware chiamato ‘Eyepyramid’ – che avrebbe loro consentito di acquisire, per anni, notizie riservate e dati sensibili di decine di persone che, a vario titolo, gestiscono la funzione pubblica e delicati interessi, soprattutto nel mondo della Finanza. Il sospetto degli inquirenti è che dietro ai due fratelli Occhionero ci sia qualcun’altro. “Spiare quasi 20 mila persone vuol dire un’operazione in scala industriale – spiega all’agenzia Ansa l’esperto di sicurezza Andrea Zapparoli Manzoni – e fare restare invisibile il malware per lungo tempo presuppone capacità di alto livello che non sono nelle possibilità delle due persone arrestate. Tra i domini usati, ad esempio, c’è eyepyramid.com che non userebbe neanche una persona sprovveduta. Questa è una storia affascinante a cui manca un pezzo”.

UN DATABASE DI QUASI 20 MILA USERNAME

Fra coloro che, secondo le accuse, sono stati spiati dai due fratelli Occhinero, anche l’ex premier Mario Monti, l’ex Governatore della Banca d’Italia Fabrizio Saccomanni, l’ex comandante Generale della Guardia di Finanza, Saverio Capolupo. Ed ancora Piero Fassino, Paolo Bonaiuti, Mario Canzio, Vincenzo Fortunato, Fabrizio Cicchitto e Ignazio La Russa. Ma in mano ai due fratelli c’era un database che conteneva un elenco di 18.327 username (il nome con cui un utente viene riconosciuto online) di cui 1.793 corredate da password e catalogate in 122 categorie denominate ‘Nick’ che indicano la tipologia di target (politica, affari, etc…) oppure le iniziali di nomi e cognomi. Tra i portali oggetto dell’attività dei due anche quello della Banca d’Italia, della Camera e del Senato. E risultano “compromessi” pure due computer in uso ai collaboratori del cardinale Gianfranco Ravasi, dal 2007 presidente del Pontificio Consiglio della cultura.

Cyberspionaggio, l'inchiesta fa tremare l'establishment: rimosso il capo della polizia postale

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