Polemica per la decisione del Tribunale dei Minori. Un ragazzino di 13 anni è stato allontanato dai contatti con la madre perché “effeminato in modo provocatorio”. La smentita dei magistrati
AGGIORNAMENTO ORE 17:44 – Maria Teresa Rossi, presidente del Tribunale dei Minori di Venezia, parla di un “disturbo di personalità”, escludendo che sulla decisione possa aver influito il presunto comportamento effeminato del giovane. “Il tribunale non allontana per un presunto atteggiamento effeminato. Noi non abbiamo preconcetti relativi alle tendenze legate alla sfera sessuale – ha detto Rossi – Ogni provvedimento che limita la responsabilità genitoriale è legato a una visione complessiva che riguarda l’adeguatezza o meno dei genitori a svolgere il proprio ruolo e la tutela del minore, che è il nostro interesse primario, può portare a una riduzione della loro stessa responsabilità”.
“Tende in tutti i modi ad affermare che è diverso e ostenta atteggiamenti effeminati in modo provocatorio”. Con queste parole, secondo Repubblica.it, il Tribunale dei Minori ha definito il comportamento di un ragazzino di 13 anni della provincia di Padova. E ora quell’adolescente non potrà più stare con la sua mamma. L’atteggiamento presunto “ambiguo” del ragazzo, secondo la relazione dei Servizi sociali, sarebbe dovuto al fatto che “il suo mondo affettivo risulta legato quasi esclusivamente a figure femminili e la relazione con la madre appare connotata da aspetti di dipendenza, soprattutto riferendosi a relazioni diadiche con conseguente difficoltà di identificazione sessuale”.
La notizia è stata pubblicata dal Mattino di Padova. Secondo il quotidiano, in alcune occasioni il ragazzo era andato a scuola con gli occhi truccati, lo smalto sulle unghie e brillantini sul viso. Ma la madre ribatte, sostenendo che si trattava di una festa di Halloween. La famiglia del ragazzo vive una situazione complessa. Risultava un’accusa di abusi sessuali da parte del padre. Il processo si è poi concluso con un’assoluzione per l’uomo, anche se nella sentenza si dice che “non c’è motivo di dubitare dei fatti raccontati dal bambino”.
Parole che appaiono quasi una girandola di accuse in cui la vittima è sempre lui, con i suoi 13 anni. Da quei presunti abusi sessuali scaturisce il primo affidamento a una comunità diurna, dalle 7 alle 19. I responsabili della struttura notano gli atteggiamenti effeminati del ragazzino, li segnalano ai servizi sociali e così prende corpo un secondo provvedimento dei giudici. Quello del definitivo allontanamento dalla madre. La decisione del Tribunale dei Minori è stata impugnata dall’avvocato Francesco Miraglia, legale della famiglia.”Trovo scandalosa la decisione di allontanare un ragazzino solo per l’atteggiamento effeminato – attacca Miraglia -, mi sembra un provvedimento di pura discriminazione”.
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