Vincenzo Cioffi ha un passato difficile fatto di violenze che ha riprodotto sulle ragazze segregate in casa sua. Interrogato, ha preferito tacere.
La storia aveva sconvolto l’opinione pubblica italiana: due ragazze erano state segregate e violentate ripetutamente da un ragazzo di 23 anni, Vincenzo Cioffi (LEGGI ANCHE: “VIENI A CASA MIA”: INVITAVA LE RAGAZZE POI LE SEGREGAVA E LE VIOLENTAVA). Oggi vengono fuori dettagli agghiaccianti sull’intera vicenda, la sedicenne di Aprilia (in provincia di Latina), ha raccontato: “La prima volta mi chiese: sei vergine? Mi picchiò quando risposi di non voler fare sesso con lui. Un giorno il sangue iniziò a uscire dalla mia testa per le botte, allora Vincenzo prese un coltello, mi ferì al braccio e disse: ti spogli o devo ricominciare? Dopo essere stata stuprata sono rimasta per giorni chiusa in casa al buio, senza mangiare né bere”.
Poi continua: “Non ha le sembianze del ‘mostro’ – come affermano le sue vittime – è di bell’aspetto, ma manesco”. La sedicenne scappò di casa per dissidi con il compagno della madre e racconta ancora quello che gli ha fatto Cioffi: “Vincenzo mi costringeva a tenere aperte le gambe, se non volevo far sesso mi spegneva sigarette sui seni. Una volta prese un coltello, mise la mia mano sul tavolo e chiese se avevo paura”. In realtà Cioffi, già noto alle forze dell’ordine per furti, ha un passato difficile alle spalle. Sin da piccolo è stato affidato a diverse case-famiglia e da bambino pare sia stato oggetto di violenza da parte di parenti.
Intanto, però, le indagini sui soprusi sulle due ragazze che si sarebbero verificati fra le quattro mura di via De Simone vanno avanti. I magistrati sono venuti a conoscenza del fatto che altre persone sarebbero coinvolte. Personaggio-chiave è Marcello, «il cugino di Vincenzo di 19 anni», spiega in un verbale nelle mani della magistratura la sedicenne prigioniera. «Per un periodo dormiva con noi ma poi non è venuto più a farci visita perché non voleva vedere Vincenzo che usava violenza su di me». E poi, c’era il suo carceriere: “Un amico di Vincenzo viveva nella stanza comunicante con la camera in cui venivo rinchiusa aveva il compito di sorvegliarmi”. La posizione di questi ultimi due è al vaglio della magistratura. Cioffi, intanto, fermato dalla polizia ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere.
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