La meningite fa sempre più paura in Italia e molti sono stati i decessi per questa malattia. Perciò è bene informarsi un po’ di più.
La meningite sta scatenando un forte allarme in Italia e ha già fatto diversi morti, l’ultimo probabilmente proprio oggi 30 dicembre a Napoli, anche se si attendono ancora conferme. L’aumento dei casi ha suscitato molta preoccupazione, soprattutto in Toscana, dove è morto un bambino di soli 22 mesi (LEGGI ANCHE: MENINGITE, UN BIMBO DI 22 MESI MUORE A FIRENZE). Allora è bene informarsi meglio su questa malattia, per sapere come comportarci ed evitare di farci assalire dalla paura.
Ci sono tre batteri che provocano la meningite, di cui il più pericoloso è il meningococco. La trasmissione da una persona all’altra avviene attraverso le secrezioni respiratorie, ma bisogna segnalare che la causa della maggior parte dei casi di contagio è rappresentata dai portatori sani del batterio e soltanto il 0,5 % degli infetti attacca la meningite ad altre persone. Nel 10-20% dei casi la malattia può avere un percorso accelerato e portare alla morte in poche ore. I soggetti ritenuti più a rischio sono i bambini piccoli e gli under 25, perché le maggiori situazioni di socializzazione favoriscono il contagio. Sono disponibili diversi vaccini, ma i dati sui bambini che lo hanno fatto segnalano delle criticità: per esempio un bambino su quattro non è stato vaccinato contro il meningococco c.
I sintomi non sono facili da riconoscere all’inizio. Si comincia con una febbre e uno stato influenzale; poi seguono un forte mal di testa, rigidità muscolare e aumento della febbre. Dopo circa 20 ore si inizia a perdere conoscenza, arrivano delle convulsioni e compaiono delle macchie sul corpo. La cura consiste nella profilassi, una terapia antibiotica specifica, che prima viene fatta più aumentano le possibilità di guarigione. Anche chi è stato a stretto contatto con il malato deve sottoporsi a profilassi, mentre chi ha avuto rapporti più occasionali deve solo stare attento all’eventualità di una comparsa dei sintomi, ma è molto difficile essere contagiati, anche perché il batterio che provoca la malattia non sopravvive nell’ambiente esterno e, quindi, non può verificarsi una contaminazione ambientale.
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