Alcuni funzionari russi hanno rivelato che molti atleti della loro nazionale sotto stati dopati, ma negano un qualsiasi coinvolgimento del Cremlino in questa faccenda.
Le autorità sportive russe hanno respinto a lungo l’esistenza di un programma statale finalizzato al doping dei propri atleti nelle più importanti manifestazioni degli ultimi otto anni; tuttavia, secondo quanto ricostruito dal New York Times adesso avrebbero ceduto, smettendo di negare le accuse che gli vengono rivolte. Si sarebbe trattato di una “cospirazione istituzionale“, come riferito da Anna Antseliovich, direttrice ad interim dell’agenzia antidoping russa. Insomma, dopo mesi di smentite ci sarebbe stata un’ammissione di colpa.
Richard Mclaren, avvocato canadese e commissario dell’agenzia mondiale antidoping (WADA), è stato l’ultimo a presentare un rapporto che accertava la somministrazione di sostanze dopanti agli atleti russi negli ultimi anni, con conseguente manipolazione dei campioni di urina sui quali venivano eseguiti i controlli. Sarebbero stati più di mille gli atleti coinvolti in questa strategia di doping praticata in particolare tra il 2011 e il 2015, distribuiti in più di 30 discipline. Questo piano sarebbe iniziato in occasione delle Olimpiadi di Sochi, ospitate dalla Russia, nella convinzione di poter gestire più facilmente i controlli antidoping e offrire al paese maggiori possibilità di vittoria nelle diverse competizioni.
Il New York Times spiega che il ripensamento dei maggiori rappresentati dello sport russo riguardo a questa vicenda sia dovuto al timore di ulteriori squalifiche per le prossime manifestazioni, oltre alla preoccupazione per il danno commerciale e d’immagine che questo scandalo ha provocato. Diverse figure istituzionali, invece, continuano a negare qualsiasi coinvolgimento dei rappresentanti del governo, contrariamente a quanto ricostruito dalle indagini, e difendono il Cremlino, ritenuto privo di responsabilità nella presunta vicenda del doping di Stato. Probabilmente a breve ci saranno degli sviluppi, ma in ogni caso questo scandalo pesa come un macigno sullo sport russo, che dovrà riscattarsi sullo scenario internazionale.
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