Gli investigatori cercano di far luce sui misteri del caso Amri, il killer del camion di Berlino. Perché non è stato fermato prima? Cosa ha fatto a Milano, prima di morire nello scontro a fuoco con la polizia a Sesto San Giovanni?
+++ Aggiornamento ore 15.13 – Un tunisino di 40 anni è stato arrestato a Berlino nell’ambito delle indagini sull’attentato compiuta da Anis Amri al mercato di Natale, il 19 dicembre. Lo ha confermato la procura generale. L’uomo è sospettato di essere “un presunto contatto” di Amri, giacché il suo “numero di telefono era nello smartphone” dell’attentatore ritrovato dagli investigatori +++
Giorno dopo giorno arrivano nuove informazioni sul percorso e gli ultimi mesi di vita del terrorista tunisino di 24 anni, Anis Amri, ucciso la notte del 23 dicembre a Sesto San Giovanni in uno scontro a fuoco con la polizia (GUARDA IL VIDEO: L’ATTENTATORE DI BERLINO MUORE A MILANO IN UNA SPARATORIA CON LA POLIZIA). E, per certi aspetti, i misteri del caso si infittiscono.
Come è noto l’uomo era ritenuto responsabile dell’attentato di Berlino di lunedì 19 dicembre scorso, quando, alla guida di un camion sottratto al suo autista polacco – Luckasz Urban, ucciso a colpi di pistola – avrebbe investito la folla provocando 12 morti e 48 feriti. Ormai dubbi che sia stato effettivamente lui non ce ne sono più (LEGGI ANCHE: BERLINO, CAMION CONTRO MERCATINO DI NATALE: MORTI E FERITI. “POSSIBILE ATTENTATO”)
SEGNALATO DA MESI
Ma emerge una notizia significativa. Destinata a suscitare polemiche: secondo quanto riportano tutte le maggiori testate italiane, fra cui il Fatto Quotidiano, è dalla seconda metà di maggio di quest’anno che in Italia la polizia dà indicazione di segnalare immediatamente alle Digos competenti per territorio l’avvistamento di Amri, ritenuto persona pericolosissima e collegata al terrorismo internazionale di matrice islamica. Ma c’è di più: l’iniziativa della nostra polizia giudiziaria avviene su input dei colleghi tedeschi. Risultato: già 7 mesi prima della strage, Germania e Italia sapevano della pericolosità di Anis Amri e dei suoi collegamenti con l’universo jihadista.
DALLA SICILIA ALLA GERMANIA
Il tunisino è stato sul nostro territorio a partire dal 2011. Ed è seguendo il suo percorso “italiano” che emerge un altro dato inedito. Secondo la ricostruzione di Davide Milosa del Fatto, nel 2015, Amri esce dal carcere di Catania dove ha scontato quasi 4 anni. Che fa? Non lascia subito la Sicilia, ma si sposta a Caltanissetta. Qui viene nuovamente indagato per rissa. Pochi giorni dopo, siamo in estate, viene diffuso un ordine di notifica nei suoi confronti per una proroga d’indagine. Ma non sarà mai recapitato. Amri arriverà in Germania a gennaio di quest’anno, spostandosi a Berlino a febbraio. In pochi mesi e dunque fino alla segnalazione girata all’Italia, la Bka, la polizia federale tedesca, traccia attorno al tunisino un profilo specifico. In un report riservato del 10 di maggio viene definito come “persona islamista pericolosa”. A oggi, sul territorio tedesco ne risultano 95.
UN’ORA DI “BUCO”
A Milano, intanto, gli investigatori della Digos coordinati dal dottor Claudio Ciccimarra e dal procuratore aggiunto Alberto Nobili, proseguono gli accertamenti. Diversi i punti in via di definizione. A partire dall’ora di buco, tra quando Amri esce dalla stazione Centrale di Milano, alle 1 circa della notte di venerdì 23 dicembre fino a quando sale sul bus sostitutivo che lo porterà a Sesto San Giovanni. È stato diffuso un fotogramma che riprende il tunisino mentre esce dalla Centrale dal lato di piazza Duca d’Aosta alle 00.58 (nella foto sopra). Da qui si perdono le tracce, fino alle 2, quando le telecamere lo riprendono in piazza Argentina in attesa dell’autobus (LEGGI ANCHE: ATTENTATO A BERLINO, LA FUGA DI ANIS AMRI. RIPRESO IN VIDEO A MILANO). Intanto oggi 28 dicembre la polizia italiana ha diffuso su Twitter un frame video delle telecamere di sorveglianza in cui si vede Amri transitare alla stazione di Torino Porta Nuova (nella foto in alto sotto il titolo).
È PASSATO DALL’OLANDA
C’è poi un altro particolare importante. Alle 2.55 Amri arriva a Sesto San Giovanni. Qui, il tunisino non si mette subito in attesa sul marciapiede, ma tenta di entrare nella stazione, che, però, è chiusa. Se fosse riuscito a entrare, certamente sarebbe sfuggito al controllo e la storia sarebbe cambiata. Così non è stato. Novità arrivano anche dal tragitto che ha portato Amri in Italia. Dopo che alle 3.45 del 20 dicembre viene filmato davanti a una moschea di Berlino, il tunisino non si avvia verso la Francia, ma si sposta in Olanda. La sim non attiva trovata nel suo zaino, infatti, è olandese ed è stata distribuita gratuitamente con una promozione solo nelle giornate dal 21 al 23 dicembre. Da qui scende in Francia. Come arrivi a Lione e poi a Chambéry resta un mistero. Si sa, però, che dal Tgv (preso alle 17.44 del 22 dicembre) scende a Bardonecchia. Qui sale su un regionale per Torino Porta Nuova e un’ora dopo su un altro regionale per Milano. Grande attenzione viene data alle amicizie che Amri ha stretto in carcere, mentre dalla Germania si attendono i risultati del suo cellulare tedesco trovato sul luogo della strage. L’obiettivo della Digos è fare un controllo tra i contatti di Amri con la cellula jihadista in Germania legata all’iracheno Abu Walaa e possibili legami di questi con radicalizzati residenti nel Milanese.
Photo credits: Twitter
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