Era giovane e bella Ashley Olsen, 35 anni, artista americana che viveva nel centro storico del capoluogo toscano. Un 27enne senegalese è stato condannato per averla uccisa dopo una violenta lite. I due si erano incontrati in un locale notturno
Trent’anni di reclusione per Cheik Tidiane Diaw, 27 anni. La Corte d’Assise di Firenze ha condannato giovedì 22 dicembre il giovane senegalese accusato dell’omicidio volontario aggravato di Ashley Ann Olsen, 35 anni. La giovane donna americana che viveva a Firenze è stata uccisa la mattina dell’8 gennaio di quest’anno nel suo appartamento in via Santa Monaca, nel quartiere di Santo Spirito, cuore della vecchia Firenze d’Oltrarno. Cheik sarà espulso dall’Italia e dovrà pagare 450 mila euro alla famiglia Olsen.
Come riporta Repubblica Firenze online, secondo la tesi accusatoria dei pm Giovanni Solinas e Luca Turco, accolta dalla Corte di Assise, Ashley fu uccisa nel monolocale in affitto in cui abitava di prima mattina, al culmine di una violenta lite con Cheik. Col giovane senegalese aveva passato la nottata. Venne presa a pugni e calci, la sua testa venne sbattuta due volte contro il muro. Quindi fu strozzata a mani nude. Queste almeno sono le ricostruzioni dell’omicidio accolte dal collegio giudicante. Cheik Tidiane Diaw – il giovane si era detto innocente e in aula ha dichiarato che quando lasciò l’appartamento di Ashley la donna era viva – fu arrestato dalla polizia 5 giorni dopo il delitto, nella casa del fratello, sempre a Firenze.
A incastrarlo la prova del Dna, le immagini registrate dalle telecamere della zona di Santo Spirito e San Frediano, le testimonianze di alcuni inquilini del palazzo in cui viveva Ashley e quelle delle amiche con cui la giovane americana passò l’ultima notte della sua vita in un noto locale cittadino dove incontrò il suo presunto assassino. “Siamo molto tristi – hanno detto i genitori di Ashley dopo la sentenza – la morte di nostra figlia ha creato un vuoto a cui pensiamo ogni giorno. Siamo soddisfatti della sentenza ma avremmo preferito che Ashley fosse ancora viva, qui con noi”. “Sentenza negativa – è invece il commento dei legali della difesa – unica consolazione che sia stata esclusa l’aggravante della crudeltà. Adesso lavoreremo per l’appello”.
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