E nel caso in cui dovesse arrivare un avviso di garanzia? La sindaca dichiara: “Valuterò…”. Per il suo vice, intanto, avanza l’ipotesi Mazzillo.
“Se mi arriverà un avviso di garanzia? Valuterò“. Così Virginia Raggi uscendo da casa lunedì 19 dicembre per recarsi in Campidoglio dove l’aspetta un’altra giornata rovente alla fine della quale potrebbe arrivare la designazione del nuovo vicesindaco. “Non sono commissariata e mi sento ancora dentro M5S”, ha precisato la sindaca della Capitale. Il tema però della giornata di oggi 19 è quello appunto della nomina del nuovo vicesindaco dopo il passo indietro di Daniele Frongia, a cui il politico, e la sua superiore diretta, la sindaca, sono stati costretti per lo schock dell’arresto del fedelissimo Raffaele Marra.
Tuttavia Massimo Colomban (nella foto sotto con la Raggi), assessore alle Partecipate, che buona parte del Movimento 5 Stelle vorrebbe ora come “secondo” della Raggi “non ha il tempo e la disponibilità per assumere il ruolo di Vice-Sindaco in Roma Capitale”. Lo afferma all’Agenzia Ansa, lo stesso Massimo Colomban. “Come imprenditore e tecnico – spiega – ho infatti assunto il ruolo di ‘assessore alla riorganizzazione delle Partecipate” e quindi preferisco “completare questo compito, prima di assumere altri impegni gravosi e/o politici”. In pole ci sarebbe ora un fedelissimo della Raggi, Andrea Mazzillo.
Gli attacchi ai Cinque Stelle e a Virginia Raggi in particolare non si fermano. Tanto più dalle colonne dei giornali. “Virginia Raggi? Era la peggiore dei cinque consiglieri comunali del suo partito nella scorsa legislatura, sapevano tutti che sarebbe stata totalmente inadeguata” ha dichiarato in un’intervista a Libero l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno. “È la maledizione del casting, un’invenzione di Berlusconi che, purtroppo, è diventata la norma. Raggi era giovane, donna, telegenica e hanno soprasseduto al fatto che non fosse adeguata al ruolo. Il risultato è che si è lasciata catturare da un personaggio come Raffaele Marra”. Quest’ultimo, aggiunge, “è una persona che aveva una ambizione sfrenata, fuori misura per le sue capacità e me ne sono accorto subito. Abbiamo rotto i rapporti già nel 2009. Come ha riconosciuto anche Alfonso Sabella, sia io che Marino l’abbiamo ridimensionato, solo la Raggi poteva trasformarlo in un elemento centrale della sua amministrazione. Farebbe bene a dimettersi”.
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