Matteo Renzi apre l’assemblea nazionale del PD all’Hotel Ergife di Roma: “La bocciatura è un dato netto e su cui discutere. Abbiamo straperso al Referendum. Abbiamo perso al Sud e tra i giovani, sui 30 e 40enni”. Ma poi dice: “I signori del No non sottovalutino che c’è un 41% su cui fare i conti. Noi rifletteremo per ripartire”.
Matteo Renzi è tornato a parlare in occasione dell’apertura dell’Assemblea Nazionale del Pd, all’Hotel Ergife di Roma, per analizzare le ragioni della sconfitta al Referendum sulle riforme costituzionali. “L’analisi deve essere seria e severa, ma anche caratterizzata da sano senso di passione per la cosa pubblica. trasparente e in streaming. Ci sono riforme di cui siamo orgogliosi: le unioni civili, il jobs act. Se la cultura contro lo spreco alimentare ha fatto passi avanti è perché c’è stata una battaglia culturale fatta da questo schieramento. Queste riforme non puzzano e resteranno“.
Sui suoi mille giorni al governo, Renzi dice: “Hanno segnato risultati che saranno raccolti in un libro in una cornice ideologica e ideale. Il Pd ha accettato di sporcarsi le mani. La politica non è indicare ciò che non va, non è l’urlo. Se si fa così e poi ci si nasconde di fronte alla possibilità di raccontare proposte, il Paese non va da nessuna parte. Se per dire no alla corruzione si dice No alle Olimpiadi, non si ferma la corruzione ma si fa male alla propria città. I mille giorni sono il passato remoto di questo Paese. Fondamentale è dire a chi ci ha votato Sì o No che senza sogni non si va da nessuna parte, se la politica è di chi urla più forte. La politica è cambiamento e il Pd ha accettato la sfida”.
Renzi entra nello specifico nell’analisi della sconfitta al Referendum: “La bocciatura è un dato netto e su cui discutere. Eravamo a un passo dalla terza repubblica e sembra che siamo tornati alla prima. Non a caso abbiamo messo Zalone (La prima Repubblica risuonava nell’attesa della relazione, n.d.r.) Un No molto forte non impedisce di dire che questo blocca per i prossimi anni ogni possibilità di cambiare. Abbiamo straperso, anche il 41% al referendum è una sconfitta netta. Sognavo 13 milioni, ne abbiamo presi 13 e mezzo, non è bastato. Abbiamo perso al Sud, dove il nostro approccio non è stato di disinteresse. Lì ho visitato i luoghi più difficili. Abbiamo sbagliato pensando fosse sufficiente una politica di investimenti e patti per il Sud senza il coinvolgimento vero di quella parte di Sud, che doveva essere portata con noi in una sfida etica prima che economica. Poi abbiamo perso tra i giovani, sui 30 e 40enni. Abbiamo perso in casa. Fa male, perché la nostra generazione che perde nella sua fascia di riferimento fa pensare. Non è una generazione arrabbiata ma disincantata, da presidenti del Consiglio indagati, presi a monetine, cresciuta col mito sella semplificazione e talvolta del semplicismo”. Infine, il monito: “I signori del No non sottovalutino che c’è un 41% su cui fare i conti. Noi rifletteremo per ripartire. Il No non è una proposta politica omogenea e la prossime politiche si giocheranno su proposte. Il 41% è una sconfitta, ma questo popolo ha bisogno di trovare luoghi da cui ripartire. E noi siamo il luogo più importante. Vogliamo un sistema maggioritario, o tornare al proporzionale. Io dico di guardare le carte sull’unica proposta che ha visto vincere sia il centrosinistra che il centrodestra, la proposta della stagione dell’Ulivo di Romano Prodi. Che porta il nome del presidente Sergio Mattarella. Andiamo a vedere: il Pd c’è. Bisogna che gli altri ci dicano cosa hanno in testa. Lo chiedo formalmente, a Forza Italia, ai nostri alleati centristi, alla Lega Nord, alla sinistra che si sta anche riorganizzando e lo chiedo al M5s. Se ci sarà melina, si andrà a votare con il Consultellum, e io vorrò candidarmi al Senato. E in prospettiva al Cnel”.
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