Assenti da Montecitorio per protesta M5S, Lega Nord e Ala di Denis Verdini. Mercoledì 14 dicembre sarà la volta del Senato, dove i numeri sono più stretti.
Il governo guidato da Paolo Gentiloni incassa la fiducia dell’Aula di Montecitorio. I sì al nuovo esecutivo, espressi dopo le dichiarazioni programmatiche del premier nel pomeriggio di martedì 13 dicembre, sono stati 368, i no 105. Mercoledì 14 dicembre in programma il voto di fiducia nell’Aula di Palazzo Madama: alle 9,30 inizierà la discussione generale, che proseguirà fino alle 13. Seguirà la replica del presidente del Consiglio, quindi le dichiarazioni di voto e, alle 15, la prima “chiama” dei senatori.
“Rivendico il grande lavoro che abbiamo fatto negli anni precedenti – ha detto Gentiloni riferendosi al Governo Renzi (di cui lui è stato ministro degli Esteri) -, i risultati che ci vengono riconosciuti a livello internazionale e di cui siamo orgogliosi”. “Il governo non si rivolgerà a quelli del Sì contro quelli del No – ha proseguito -, si rivolgerà a tutti i cittadini italiani, si basa su una maggioranza, rispetta le opposizioni e chiede rispetto per le istituzioni. La nostra priorità è il lavoro. “È necessario farla finita con questa escalation apparentemente inarrestabile di violenza del dibattito politico – è il passaggio forte del discorso del neo premier -. Il Parlamento non è social network, dobbiamo tutti contribuire a rasserenare il clima nel nostro Paese e nelle famiglie del nostro Paese”.
Il governo sarà “di responsabilità” e durerà “fin quando avrà la fiducia del Parlamento”. Ma in Aula va in scena l’Aventino del M5s, della Lega e di Ala: uno spicchio di emiciclo è vuoto. E il premier a loro si rivolge sul finale: “La politica è confronto, non odio o post verità. Chi rappresenta i cittadini non deve diffondere paure”. E attacca il Movimento cinque stelle: “Se c’è stata una cosa davvero bella di questi mesi di campagna referendaria, che a me non sono piaciuti moltissimo, è stata una discussione pubblica sulla Costituzione. Ora non si può fare che la discussione svanisca nel nulla e la costituzione venga dimenticata. Abbiamo i super paladini della centralità del Parlamento che nel momento più importante della vita parlamentare non ci sono. Vi sembra logico: ‘vogliamo talmente bene al Parlamento che non ci andiamo’”.
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