In una stringata relazione alla direzione del Pd, già anticipata sulla sua e-news, Renzi si dice pronto al voto. Nessun dibattito ammesso, tutto rinviato. Poi il colloquio dal Capo dello Stato.
NOTIZIA IN AGGIORNAMENTO
Ore 20.00 – Il premier Matteo Renzi si è dimesso. Ha lasciato il Palazzo del Quirinale dopo un colloquio di quasi tre quarti d’ora con il Capo dello Stato Sergio Mattarella.
Ore 19.05 – Matteo Renzi è a colloquio da pochissimi minuti con il Capo dello Stato per la formalizzazione delle sue dimissioni da premier, dopo l’ok alla manovra di Bilancio in Senato questa mattina.
Una direzione del partito spostata di ora in ora, oggi pomeriggio 7 dicembre, fino alle 18. Breve e quasi agiografico l’intervento di Matteo Renzi. Più da premier che da segretario che ha condotto il partito, o meglio la sua maggioranza, alla dura sconfitta del referendum sulla riforma costituzionale. E i due iscritti a parlare, primo fra tutti lo storico esponente della sinistra Pd romana, Walter Tocci, invitati a rinunciare al loro intervento perché, ha spiegato il presidente del partito Matteo Orfini, “Renzi deve andare al Colle e quindi parleremo un altro giorno, così avremo chiaro il quadro politico dopo le consultazioni del Quirinale“. “Siamo il partito di maggioranza relativa – ha detto il premier dimissionario Renzi -. Dobbiamo dare una mano al presidente della Repubblica a chiudere la crisi” di governo “nelle modalità che individuerà”. Poi è uscito dal Nazareno e si è avviato al Colle per presentare formali dimissioni da presidente del Consiglio nelle mani di Mattarella.
A meno di mezz’ora dall’inizio della direzione del suo partito Renzi aveva però già sostanzialmente bruciato un eventuale dibattito interno anticipando le sue intenzioni nella sua e-news. Questa la linea dettata ai suoi: o governo di responsabilità con il sostegno di tutti o voto. “Toccherà – sottolinea Renzi – ai gruppi parlamentari decidere che cosa fare. Vorranno andare subito a elezioni? Nel caso si dovrà attendere la Sentenza della Consulta di martedì 24 gennaio e poi votare con le attuali leggi elettorali, come modificate dalla Corte”.
“Se i gruppi vorranno invece andare avanti con questa legislatura, dovranno indicare la propria disponibilità a sostenere un nuovo Governo che affronti la legge elettorale ma soprattutto un 2017 molto importante a livello internazionale”. Intanto il governo ha ottenuto, dopo la discussione della mattina, la fiducia sulla legge di bilancio al Senato. La manovra è quindi definitivamente legge e già dal mattino era stata fissata alle 19 l’ora delle dimissioni di Renzi al Quirinale. “Non sono io – scrive ancora Renzi – a decidere ma devono essere i partiti – tutti i partiti – ad assumersi le proprie responsabilità. Il punto non è cosa vuole il presidente uscente, ma cosa propone il Parlamento”, aggiunge Renzi.
Photo credits: Twitter Facebook
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