Ultime ore prima del referendum sulla riforma della Costituzione. Si vota domenica 4 dicembre dalle 7 alle 23. Ecco tutti gli scenari del dopo voto.
Conto alla rovescia per il voto del 4 dicembre. Le urne saranno aperte domenica prossima dalle 7 alle 23. Si vota dunque in un solo giorno. Riproduciamo più sotto il fac simile della scheda che gli elettorali si troveranno davanti. La base della riforma della Costituzione, proposta per iniziativa del Governo Renzi, ma che approda al voto confermativo del referendum dopo oltre due anni di lavori parlamentari e approvazioni in Aula, ha la sua base nel superamento del bicameralismo paritario. Oggi, cioè, la Camera e il Senato svolgono in pari grado le stesse funzioni, anche se separatamente: votano la fiducia al governo, innanzitutto. E una legge, per essere approvata, deve avere il sì di entrambe le Camere. Se il testo viene modificato dal Senato deve ritornare alla Camera e viceversa fino a che il testo non è approvato in maniera identica da ambo le parti: è la cosiddetta “navetta parlamentare”.
IN CASO DI VITTORIA DEL SI’
Se passasse il Sì, verrebbe modificato – con un lungo testo che scende nei minimi particolari – l’articolo 70 della Costituzione che disciplina la funziona legislativa “esercitata collettivamente dalle due camere”, recita a oggi la Carta. Alla Camera dei Deputati, che assumerebbe il ruolo più importante, resterebbe il voto di fiducia e la funzione legislativa principale, mentre al nuovo Senato resterebbero competenze secondarie. Il nuovo Senato passerebbe da 315 a solo 100 senatori, scelti fra i consiglieri regionali di ciascuna regione italiana. Verrebbe abolito il Cnel, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro e, definitivamente, le Provincie. Oltre a ridurre il numero dei senatori e a cambiare le funzioni del Senato, tuttavia, la vittoria del Sì modificherebbe anche i poteri dell’Esecutivo, i compiti delle Regioni, le regole per l’elezione del Capo dello Stato, per le leggi di iniziativa popolare e per i referendum.
IN CASO DI VITTORIA DEL NO
Naturalmente se la riforma dovesse invece essere bocciata dal voto popolare, e prevalessero i No, nulla delle proposte contenute nel ddl Boschi entrerebbe in vigore. Le conseguenze sarebbero però di ordine politico. Fra gli scenari che commentatori e analisti stanno ipotizzando, ci sono le possibili dimissioni del premier Renzi, la sua salita al Colle per rassegnarle, un eventuale reincarico esplorativo da parte del Presidente della Repubblica, e la possibile formazione di una diversa maggioranza a sostegno di un Esecutivo Renzi II. Dalle opposizioni, le quali, sia a destra che a sinistra, sono per il No, arriva però l’invocazione delle urne, ossia di elezioni anticipate, che potrebbero tenersi anche nella prossima primavera. Fermo restando che per Costituzione spetta sempre e comunque la Capo dello Stato tale decisione, questa è un’ipotesi che non può essere esclusa a priori, anche se appare la meno probabile, in questo momento, dato che Sergio Mattarella non sembra propenso ad assecondarla. Infine una terza realistica ipotesi, paventata dallo stesso premier: un governo tecnico o “del Presidente” (della Repubblica, ndr.), dunque di “salute pubblica” che dovrebbe operare nel nome dell’interesse nazionale, al di là di quello dei singoli schieramenti. In questo caso si è fatto il nome del presidente del Senato, Pietro Grasso, come possibile nuovo premier.
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