L’ex Presidente del Consiglio e fondatore dell’Ulivo ha espresso in una nota il suo sostegno alla riforma costituzionale promossa dal Governo Renzi.
Romano Prodi ha sentito l’esigenza di rendere pubblico il suo voto al referendum costituzionale che si voterà tra pochi giorni, manifestando il suo appoggio al Presidente del Consiglio. Tuttavia non è un’investitura priva di critiche quella del fondatore dell’Ulivo, che non ha risparmiato attacchi ad alcuni punti della riforma e al modo in cui è stata condotta la campagna a sostegno del Sì da parte dei democratici. Lui stesso confessa che mancano la chiarezza e la profondità necessarie ma, nonostante questo, voterà Sì, con la speranza che la riforma giovi al rafforzamento delle regole democratiche, soprattutto attraverso la riforma della legge elettorale.
L’ex Presidente del Consiglio, sebbene abbia di fatto appoggiato Renzi, non risparmia attacchi né a lui né agli altri democratici. Prodi rievoca i suoi tentativi di consegnare all’Italia una democrazia efficiente e governante nel corso delle sue esperienze politiche, e attacca quelli che più o meno recentemente hanno negato o trascurato il suo impegno, come se si dovesse sempre ricominciare da capo, con una leadership esclusiva, solitaria ed escludente. In queste frasi è facile cogliere un riferimento sia a Matteo Renzi sia a Massimo D’Alema. Prodi manifesta anche il suo rammarico per la rissa generatasi intorno al referendum, che non è stato discusso nel merito e ha provocato uno scontro caotico tra sostenitori e oppositori, e riconosce nel premier uno dei responsabili di questo clima, poiché è stato proprio lui a legare le sorti del Governo a quelle del voto di domenica 4 dicembre.
Dunque, nonostante le debolezze riscontrate nella riforma e un rapporto non certo idilliaco con Renzi, Prodi ha scelto di votare Sì e di rendere pubblica la sua scelta, sebbene per lungo tempo non avesse più preso posizioni forti nella politica italiana. La notizia ha acceso i democratici, che hanno accolto con entusiasmo la decisione presa dal fondatore dell’Ulivo, dimostrazione, a loro avviso, di una ragionevole condivisione della riforma nonostante alcune debolezze largamente riscontrate. E certamente questa investitura è un viatico per i sostenitori del Sì che, secondo gli ultimi sondaggi, sono ancora meno numerosi rispetto a quelli del No.
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