Un mese fa Michele Egli, marito della sorella di Nadia Arcudi, avrebbe ucciso la maestra elementare di 35 anni e ne avrebbe nascosto il corpo in un bosco di Como.
Ha confessato. Dopo una lunga resistenza. Davanti al magistrato svizzero, il 42enne Michele Egli ha ammesso di avere di fatto ucciso un mese fa a Stabio, nel Canton Ticino, la cognata Nadia Arcudi, maestra elementare di 35 anni. Egli, informatico svizzero, è in carcere dall’ottobre scorso, proprio per l’accusa di omicidio. Il cadavere di Nadia Arcudi fu ritrovato il 16 ottobre scorso in Lombardia, in un bosco di Rodero, nel Comasco. Due giorni prima, il 14 ottobre, Nadia era stata uccisa per soffocamento, nella sua camera da letto. Pochi giorni dopo era stato fermato e arrestato il cognato.
La notizia della confessione shock dell’uomo è stata resa nota dal Ministero Pubblico ticinese e dalla Polizia cantonale in un comunicato congiunto: “Durante il suo interrogatorio dinnanzi al Procuratore Pubblico l’imputato ha ammesso di essere l’autore dell’azione avvenuta a Stabio che ha portato alla morte della vittima – è scritto nella nota -. Egli avrebbe agito da solo, circostanza che risulta compatibile con quanto emerso sinora dall’istruttoria. L’inchiesta dovrà comunque ancora chiarire con precisione le modalità dell’agire dell’imputato e il movente”.
Non è chiaro quindi il perché dell’omicidio. Inizialmente Michele Egli, marito della sorella della vittima, aveva raccontato di aver trovato la cognata morta in camera e di averne trasportato il cadavere in Italia “per non dare un dispiacere ai parenti”. In realtà il corpo di Nadia era stato seminascosto in mezzo ai rovi, gettato in un avallo vicino a un piccolo corso d’acqua, circondato dalla spazzatura buttata dai passanti. Non aveva nulla con sé Nadia, se non un braccialetto di un evento sportivo che si era tenuto qualche settimana prima a Lugano, e che ha facilitato la sua identificazione. Avvolta in un tappeto, la maestra elementare ormai deceduta era stata portata in Italia percorrendo un tragitto di pochissimi chilometri, e quindi abbandonata nel bosco di Rodero.
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