Si tratta di un trentenne, già arrestato, che è accusato di aver contagiato col virus Hiv almeno 30 sue partner in 10 anni. Ora dovrà risponderne a processo.
Un trentenne sieropositivo, V. T., già arrestato con l’accusa di aver contagiato le sue partner con il virus Hiv (che procura l’Aids) grazie a rapporti non protetti, è stato rinviato a giudizio per epidemia dolosa e lesioni gravissime, come chiesto dal pm Francesco Scavo, titolare dell’indagine. Il processo, in Corte d’Assise, inizierà il 2 marzo, a Roma. La decisione è stata presa dal gup Massimo Battistini. Sono 57 i casi contestati al giovane e tra questi sono compresi anche quelli di contagi indiretti, tra i quali quelli di un bimbo e di tre partner di donne infettate da lui in precedenza, come anche episodi di altre donne scampate alla trasmissione del virus. Respinta una richiesta di giudizio abbreviato, condizionato all’esecuzione di una perizia sulla personalità.
Gli episodi contestati partono dall’aprile 2006, quando l’uomo scoprì di essere sieropositivo, e continuano fino al 23 novembre 2015, il giorno precedente l’arresto. Tra i casi c’è anche quello di un bimbo, figlio di una donna straniera da lui contagiata anni prima, al quale è stato diagnosticato il virus Hiv all’età di otto mesi, insieme con l’encefalopatia, “causalmente riconducibile – si legge in uno dei capi di imputazione – allo stato di sieropositività contratto dalla madre durante il parto”.
Gli accertamenti hanno consentito di risalire a 57 episodi, ma gli inquirenti sono certi che ci siano altre persone contagiate, direttamente o indirettamente, che hanno evitato di ricorrere alla magistratura. Il giovane, presente in aula al momento in cui è stata pronunciata la decisione dei magistrati, si è sempre difeso sostenendo di non essere consapevole dei rischi legati alla sua sieropositività. La maggior parte delle donne contagiate erano state contattate da lui via Web.
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