Sabato sera 12 novembre il live del cantautore inglese celebrerà la riapertura del Bataclan, uno dei luoghi degli attentati di Parigi del 2015.
Al Bataclan i proprietari hanno voluto che fosse la musica, un grande concerto di Sting, a dare il via alla nuova stagione la sera di sabato 12 novembre. Sì, perché domenica 13 novembre 2016 sarà trascorso esattamente un anno dall’attentato dei terroristi islamisti al locale. E dagli altri attentati che negli stessi minuti avvenivano in diversi altri luoghi della capitale francese, nella quale alla fine di quella tragica notte fra il 13 e il 14 novembre 2015, si contarono 130 morti. Domenica 13 novembre sarà scoperta una lapide e ci saranno le cerimonie ufficiali; si elencheranno i nomi di tante persone uccise, soprattutto giovani e giovanissimi, al Canal Saint-Martin, luogo di ritrovo “cult” dei ragazzi parigini, si accenderanno migliaia di lanterne. Una candela, dalle finestre di tutte le case di Francia, dovrà essere il simbolo del ricordo e della vita che riprende.
Tutto a Parigi cambiò per sempre, alle 21.30 del 13 novembre 2015. Quella ferita sanguina ancora, i francesi non dimenticheranno mai quella partita interrotta dalle esplosioni allo Stade de France, il sangue che colava dai marciapiedi, fra i tavolini della Belle Equipe, del Carillon, del Petit Cambodge, della Bonne Biere, di Casa Nostra, del Comptoir Voltaire. E negli occhi rimarranno le immagini della carneficina al Bataclan. È stato l’11 settembre della Francia, atterrita, ancora sotto shock, ancora alla ricerca di tutti gli assassini e di tutti gli errori commessi.
Ma la voglia di voltare pagina e ripartire è inarrestabile, il Paese non vuole più – come hanno ripetuto Francois Hollande e Manuel Valls – “continuare a piangere i suoi morti”. Non vuole aver paura di uscire la sera o di mandare i propri figli a scuola. C’è uno stato d’emergenza in vigore a ricordare quella serata tragica, ci sono le inchieste in corso tra Francia e Belgio, e l’unico esecutore materiale ancora in vita, il fuggiasco Salah Abdeslam, murato vivo in una cella del carcere di massima sicurezza di Fleury-Merogis. Non ha detto ancora una parola e, dice il suo ormai ex avvocato, continua a radicalizzarsi sempre più.
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