Il 4 novembre 1966 l’Arno straripò. L’alluvione spazzò via 35 vite e molti tesori d’arte. Ma arrivarono giovani da mezzo mondo a dare soccorso. Tornati adesso in città per partecipare alle celebrazioni.
A sorpresa il presidente del Consiglio Matteo Renzi è arrivato a Firenze, oggi 4 novembre, in Palazzo Vecchio per prendere parte alle celebrazioni per i 50 anni dell’alluvione di Firenze. Renzi, il cui arrivo alla manifestazione non era previsto dal programma, è stato accolto dagli applausi dei partecipanti, tra cui molti angeli del fango che soccorsero la città nel 1966. “L’Italia – ha detto il premier – ha tutto per uscire dalla fase di difficoltà che è ancora forte, pensate al terremoto del Centro Italia, ma c’è bisogno prima di tutto di avere gli italiani: i soldi ci sono, le risorse tecniche ci sono, la nostra Protezione Civile è una delle migliori al mondo, ma ci mancano l’entusiasmo e l’energia che caratterizzavano quel 1966”.
“Questo 4 novembre ci serve anche per ricordare che Firenze ha saputo rialzarsi, lentamente, ha ricostruito il suo patrimonio culturale grazie ai suoi restauratori, ai suoi storici dell’arte, agli architetti, ma soprattutto grazie agli angeli del fango – ha sottolineato dal canto suo il sindaco del capoluogo toscano, Dario Nardella -. Molti di essi sono qui oggi con qualche capello bianco, ma con la gioia, la commozione negli occhi, la stessa di 50 anni fa. A loro dico ancora: grazie”. Il 4 novembre 1966 l’Arno straripò con violenza inaudita dalle spallette inondando tutta la città. Anche molte altre zone della Toscana furono colpite dall’alluvione, a Pisa, ad esempio, crollò il Ponte Solferino, e nelle campagne del Valdarno ci furono pesanti inondazioni. Ma fu Firenze la città colpita a morte: i tesori dell’arte, le piazze, le chiese, Santa Croce, la Biblioteca nazionale, tutto fu travolto dall’alluvione. E 35 persone persero la vita. Fra esse anche una donna anziana in carrozzina, dapprima issata in alto da due carabinieri per essere posta in salvo, poi travolta dalla furia del fiume impazzito.
L’acqua, mischiata a fango, nafta e detriti arrivo ad essere alta anche qualche metro nelle strade della città, che rimase isolata per giorni, senza più luce elettrica né linee telefoniche. Da subito, però, si sparse la voce dell’immane tragedia nel mondo intero. E arrivarono giovani ventenni – gli Angeli del fango, come furono ribattezzati – a salvare le opere d’arte, ad assistere i fiorentini, a pulire strade e piazze. In questi decenni qualcosa è stato fatto, ma non tutto e non abbastanza per evitare il ripetersi dell’alluvione. È cominciata, senza ancora essere terminata, la costruzione di due casse di espansione a est e a ovest di Firenze, dove il fiume straripando potrebbe defluire senza far danni. Ma il pericolo, purtroppo, resta vivo. E non va sottovalutato.
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