L’isola di Capri è stata lo scenario incantevole dell’edizione 2016 del Convegno Confindustria Giovani Imprenditori. Moltissime personalità politiche di spicco hanno preso parte all’evento, che quest’anno ha visto la partecipazione di ben 1500 imprenditori.
Si è svolto a Capri, nella splendida cornice dell’Hotel Quisisana, il 31° Convegno Confindustria Giovani Imprenditori, nei giorni 21 e 22 ottobre 2016. L’edizione di quest’anno, organizzata dal Comitato GI Sud, ha puntato alla valorizzazione del concetto di progettualità, come sintetizzato nel titolo Forti. Progetti, non poteri. Nella presentazione si legge: Una comunità ha bisogno di valori per esistere, ma necessita di valore per crescere. Perché quello che accomuna un Paese e un’azienda è che nessuno dei due può permettersi di rimanere fermo. Rimanere fermo – senza innovare, progettare nuove infrastrutture, modernizzare le proprie istituzioni – equivale ad andare indietro. Perdere centralità nella politica internazionale, competitività nelle dinamiche del mercato mondiale, attrattività verso investimenti e talenti. E l’Italia non può permetterselo. Per questo dobbiamo tornare a creare più valore aggiunto, che non è un accessorio ma il solo strumento per dare attuazione all’uguaglianza e alla libertà. Per trasformare i principi astratti in concrete opportunità. Per offrire non solo grandi sogni ma vero benessere per le nuove generazioni. C’è un’Italia della possibilità, della fiducia, dell’innovazione, a cui dobbiamo dare forza. Dobbiamo dare strumenti forti ma anche visioni forti, perché è su queste che si costruisce il futuro di una nazione: sulla sua capacità di progettare. È questa l’Italia che ha orgoglio. Non per la forza del proprio potere ma per quella delle proprie idee. L’Italia che ha coraggio. Di affrontare le sfide, di non tirarsi indietro. L’Italia che ha capacità. Convinta che il valore di uno Stato è il valore degli individui che lo compongono. Siamo noi che creiamo valore. Siamo noi che diamo sostanza ai valori.
Un messaggio estremamente importante, soprattutto in questo preciso momento in cui il nostro Paese ha davvero bisogno di una spinta al rilancio dell’economia attraverso l’importante volano dell’imprenditoria. L’evento, presieduto da Marco Gay, Presidente di Giovani Imprenditori Confindustria, ha visto la partecipazione del Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, di ben 1500 imprenditori e di illustri personalità del mondo politico, quali il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini, il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Poletti, la Deputata di Forza Italia Mara Carfagna, il Ministro per le Riforme Costituzionali e i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi, il Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda.
Il ricco programma – articolato in più interventi, moderati da David Parenzo ed Enrico Mentana – ha dato l’opportunità di approfondire tematiche di grande importanza attraverso il contributo di rappresentanti istituzionali e figure di spicco dell’imprenditoria, quali: Nunzia Petrosino, Presidente G.I. Confindustria Campania; Alberto Baban, Presidente Piccola Industria; Massimo Cialente, Sindaco de L’Aquila; Sergio Pirozzi, Sindaco di Amatrice; Alberto Silvestri, Sindaco di San Felice sul Panaro; Renato Mazzoncini, Amministratore Delegato del Gruppo FS Italiane; Luisa Todini, Presidente Poste Italiane; Antonio Bonardo, Public Affairs Senior Director di Gi Group; Ilaria Caporali, Amministratore Delegato Liomatic; Luigi De Magistris, Sindaco di Napoli; Uljan Shakra, Fondatore di iGenius; Carmelo Barbagallo, Segretario Generale UIL; Susanna Camusso, Segretario Generale CGIL; Annamaria Furlan, Segetrario Generale CISL; Maurizio Stirpe, Vice Presidente per il Lavoro e le Relazioni Industriali Confindustria, Tito Boeri, Presidente dell’INPS; Francesco Frezza, Presidente Comitato Interregionale Mezzogiorno G.I.; Domenico Arcuri, Amministratore Delegato Invitalia; Rosario Crocetta, Presidente Regione Sicilia; Michele Emiliano, Presidente Regione Puglia; Alessandro Decio, Amministratore Delegato Sace; Licia Mattioli, Vice Presidente per l’Internazionalizzazione Confindustria; Giammarco Piacenti, Presidente Piacenti SpA; Roland Schell, Presidente Mercedes-Benz Italia; Giovanni Castellucci, Amministratore Delegato Gruppo Atlantia; Mauro Moretti, Amministratore Delegato Leonardo; Massimiliano Cesare, Presidente Banca del Mezzogiorno Mediocredito Centrale; Maurizio Faroni, Direttore Generale Banco Popolare; Giulio Pedrollo, Vice Presidente Confindustria per la Politica Industriale; Andrea Pontremoli, Amministratore Delegato Dallara Automobili.
Ad apertura lavori, il 21 ottobre, Marco Gay ha affermato: Che cosa accomuna un Paese e un’impresa? Nessuno dei due può permettersi di stare fermo. Lo diciamo spesso tra imprenditori: “o cresci o fallisci”. Se siamo qua è perché, nella crisi, nessuno di noi si è accontentato di fare qualche taglio al bilancio sperando di tirare avanti per un trimestre in più. Se siamo qua è perché siamo quelli che ci provano ogni giorno, in tutti i campi. Anche commettendo errori, anche fallendo. Sì, anche fallendo, come può accadere a chiunque provi a cambiare le cose. Lo abbiamo fatto perché sapevamo che questo non è il tempo della paura ma della possibilità. Siamo quelli che non si tirano indietro: forse può essere più semplice, ma per noi è semplicemente irresponsabile. Vale per una singola impresa, vale per un Paese.
Per Marco Gay: Un Paese che non innova, non progetta le sue infrastrutture, non crea opportunità per i propri giovani…non è un Paese che sta fermo: va indietro! Perde centralità nella politica internazionale, competitività nelle dinamiche del mercato mondiale, attrattività verso investimenti e talenti e riduce le possibilità di sviluppo per le proprie imprese. Dobbiamo crescere, puntare alle grandi economie di scala o ai grandi progetti in rete. Ma crescere non è automatico né gratis: significa anche gestire complessità maggiori, significa dover delegare, significa dover investire in nuovo capitale umano qualificato e in nuove tecnologie.
Il 22 ottobre Mara Carfagna, deputata e portavoce alla Camera di Forza Italia, intervistata da Enrico Mentana ha avuto un interessante confronto con il Ministro Maria Elena Boschi sul tema della riforma. La Carfagna ha affermato: Il titolo V della Costituzione andava superato ma con questa riforma si peggiora l’esistente, diventa tutto più pasticciato e confuso. Con la riforma Renzi-Boschi non si elimina la competenza concorrente perché esce dalla porta e rientra dalla finestra con le disposizioni generali ai Comuni. E poi la riduzione delle competenze alle Regioni non tocca quelle a statuto speciale, che sono le più spendaccione e le più privilegiate.
Secondo la Carfagna: Non si è avuto coraggio, si doveva fare di più, ad esempio accorpando le Regioni, come avevamo proposto noi. Maria Elena Boschi? Continui con la correzione di rotta, tardiva ma sicuramente giusta, non spaventi gli italiani e i mercati. Questa è una grandissima responsabilità di chi ha pensato di utilizzare il referendum per trovare quella legittimazione popolare che non è riuscito a trovare nelle urne perché è andato a Palazzo Chigi dalla porta di servizio. Il referendum riguarda le riforme. Sul Senato Carfagna ha dichiarato: Il Palazzo, con commessi e funzionari, resta esattamente così com’è, e restano tali anche i costi della macchina burocratica e amministrativa. Si risparmia solo sulle indennità dei senatori per un totale di 50 milioni all’anno, ovvero appena il costo di un caffè a cittadino – e non è mancata una nota di ironia riferita a Luigi Di Maio: Mentre arrivavo qui ho visto un signore che correva, se la dava a gambe levate. Era Di Maio che scappava dal confronto. Io, invece, non mi sottraggo mai ai confronti.
A tali affermazioni, Maria Elena Boschi ha ribattuto: La nostra Costituzione prevede che sia il Parlamento a votare la fiducia. Noi non cerchiamo nel referendum la nostra legittimazione, che il Governo ha tutti i giorni nelle politiche che mette in campo e che i cittadini valuteranno nel 2018 alle elezioni politiche. I cittadini valuteranno il governo nel 2018. Il referendum è invece una scelta per i prossimi 30 anni, per il futuro del Paese, prescinde da un voto sul governo. Non parliamo delle sorti del governo dopo che ci è stato detto di non personalizzare. Pensiamo alle sorti dell’Italia. Se vince il “NO” al referendum del 4 dicembre vedremo gli scenari che si apriranno. Si rimette tutto nelle mani del presidente della Repubblica, ma sono convinta che vincerà il “SÌ”. A chi le ha domandato se esista un piano B del governo, in caso di mancato esito favorevole sulla riforma nel referendum, Boschi ha risposto: Noi pensiamo solo al piano A, perché credo sia interesse del Paese che questa riforma possa entrare in vigore.
Il Ministro Calenda in chiusura lavori, nell’ambito della Tavola Rotonda “Sicurezza 4.0 – Viaggio tra tecnologia e innovazione”, si è invece espresso sullo Sviluppo Economico del Paese, facendo un raffronto col modello tedesco e francese: Compito del Governo non è prendere dieci grandi imprese e dire “voi fate la politica industriale”. Compito del Governo è costruire le premesse per cui possano nascere mille grandi imprese ed è un lavoro molto più difficile, molto più complesso che il nostro Paese non ha mai fatto veramente, perché ha sempre deciso di affidarsi alle grandi aziende pubbliche, alle grandi aziende private. Noi con questo piano questo modello lo abbandoniamo completamente. Per il Ministro la capacità di innovare creativamente in Italia si mantiene solo con le competenze, a livelli diversi. Sul tema degli investimenti, Calenda ha affermato: Se il Governo ha immaginato che la priorità sono gli investimenti, noi dobbiamo reimmaginare tutto in chiave di investimenti. Allora il Nuovo Fondo di Garanzia che arriverà a poter garantire fino a 25 miliardi di crediti alle piccole medie imprese premierà chi investe, non darà a tutti l’80% […] Si deve investire di più. Si premia chi investe. Chi non investe fa altro… Questo piano contiene in sé l’idea che un rapporto di fiducia debba legare lo Stato alle imprese.
Ha concluso i lavori Il Presidente Vincenzo Boccia, che ha sottolineato la necessità di svolgere una sfida tra Europa e resto del mondo e non tra i Governi d’Europa: Le relazioni industriali devono diventare un fattore di competitività per il Paese, nell’interesse di tutti […] Vogliamo e dobbiamo diventare la boutique dell’industria nel mondo […] Dobbiamo cavalcare la IV Rivoluzione Industriale in Europa. Occorre una convergenza tra politica monetaria e politica economica […] Dobbiamo coniugare sacrifici e visione, speranze e futuro, ma dobbiamo cambiare modo di ragionare […] Le Regioni devono convergere in un’unica politica economica del Paese, che il Mezzogiorno può e deve diventare laboratorio per l’attrazione degli investimenti nel Paese. La crescita deve essere un progetto del Paese per il Paese […] Dobbiamo cambiare a partire da noi.
Infine Marco Gay ha salutato la platea con i ringraziamenti a tutti i partecipanti, i relatori, gli sponsor, i sindacati, i past president Luigi Abete e Jacopo Morelli e tutti coloro che hanno reso possibile l’evento. Il Presidente di Confindustria Giovani Imprenditori ha affermato: A noi i discorsi populisti non piacciono. A noi piace la pratica, piace la verità, piace dire le cose xcome stanno. Ci piace dire che abbiamo coraggio, e di questo non ci vergogniamo, che abbiamo orgoglio, e di questo non ci vergogniamo, che siamo giovani. Rivolgendosi ai cinque giovani imprenditori intervenuti nello Speaker Corner ha affermato: Siete il futuro del Paese, dei Giovani Imprenditori di Confindustria – ed ha infine concluso: Solo facendo ripartire l’impresa da chi la fa da zero, da chi fa cambio generazionale, si può costruire un futuro solido che regga e che sia florido per le prossime generazioni.
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