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Referendum, duro colpo per il NO: respinto il ricorso sul quesito. Ecco cosa cambia se vince il SI’

Pubblicato da
Domenico Coviello

Dai giudici del Tar del Lazio bocciatura secca della richiesta di modificare il quesito referendario del 4 dicembre. Le opposizioni: “Ora in Cassazione”.

Pessima giornata per il variegato schieramento dei sostenitori del No al referendum costituzionale voluto da Matteo Renzi e fissato per il prossimo 4 dicembre. Oggi 20 ottobre il Tar del Lazio ha dichiarato inammissibile per difetto di giurisdizione il ricorso sul quesito. A presentarlo erano stati il Movimento 5 Stelle e Sinistra italiana, che ritengono capziosa e fuorviante la domanda rivolta agli italiani. Ovvero tendente a spingerli verso il SI’, dato che al momento del voto, sulla scheda gli elettori troverebbero, secondo i ricorrenti, non gli articoli della Costituzione interessati dalla riforma, ma il titolo del disegno di legge costituzionale che porta la firma di Maria Elena Boschi. Insomma, qualcosa di ingannevole.

Il Tar evidenzia che è stata dichiarata “l’inammissibilità del ricorso per difetto assoluto di giurisdizione”. Secondo i giudici amministrativi, “l’individuazione del quesito contestato è riconducibile alle ordinanze adottate dall’Ufficio Centrale per il Referendum istituito presso la Corte di Cassazione ed è stato successivamente recepito dal Presidente della Repubblica nel decreto impugnato. La sentenza ritiene che sia le ordinanze dell’Ufficio Centrale per il Referendum sia il decreto presidenziale – nella parte in cui recepisce il quesito – sono espressione di un ruolo di garanzia, nella prospettiva della tutela generale dell’ordinamento, e si caratterizzano per la loro assoluta neutralità, che li sottrae al sindacato giurisdizionale”. “Eventuali questioni di costituzionalità – conclude la nota – della legge sul referendum (la n. 352 del 1970), relative alla predeterminazione per legge del quesito e alla sua formulazione, sono di competenza dell’Ufficio centrale per il referendum, che può rivolgersi alla Corte costituzionale“.

La battaglia politica continua. Se possibile ancora più aspra. I cinquestelle non si arrendono: “Non è una bocciatura nel merito – commenta a caldo il deputato Danilo Toninelli – Leggeremo le motivazioni della sentenza e agiremo di conseguenza”. “Il problema rimane – aggiunge Vito Crimi – il quesito è ingannevole e il governo è stato truffaldino e arrogante. Siamo alla truffa 5.0″. Mentre per il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta il “Tar non ha dato nessun giudizio sul quesito”. E per l’associazione dei consumatori Codacons “la battaglia adesso si sposta in Cassazione”. Come è noto, qualora passasse il SI’ al referendum, ovvero fosse approvata – la consultazione popolare ha valore confermativo – la riforma costituzionale voluta dal Governo e varata dal Parlamento dopo due anni e mezzo di lavori, la cornice politico-istituzionale del nostro Paese cambierebbe in modo sostanziale. In primo luogo il Senato: non sarebbe più eletto dagli italiani, ma composto da 100 membri – invece degli attuali 315 -, dei quali: 95 scelti dalle Regioni (21 devono essere sindaci) e 5 dal Presidente della Repubblica ma solo per sette anni. Inoltre soltanto la Camera dei deputati voterebbe la fiducia al Governo e approverebbe le leggi, salvo alcune eccezioni, ma senza più la “spola” del testo legislativo fra Camera e Senato fino all’approvazione del medesimo testo, come accade adesso.

Photo credits: Twitter

Domenico Coviello

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Domenico Coviello

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