Una vera e propria cyber guerra informatica potrebbe durare a lungo fra Stati Uniti e Russia dopo le intrusioni del Cremlino nelle elezioni americane.
«Siamo pronti a scatenare un attacco cibernetico contro la Russia, quanto più vasto e dannoso possibile, e lo lanceremo nel momento che riterremo più opportuno». Sono le durissime parole rilasciate alla rete televisiva Nbc dal vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden. A venti giorni circa dal voto che decreterà il nuovo presidente degli Stati Uniti, lo “zar” Vladimir Putin è avvertito. Il leader russo è accusato di aver fomentato attacchi cibernetici per interferire con la campagna elettorale in corso in America, danneggiare Hillary Clinton e favorire l’ascesa alla presidenza di Donald Trump.
Gli Stati Uniti sperano con questa mossa mediatica che la minaccia di una cyber guerra convinca il leader russo a desistere da ulteriori tentativi “guerra informatica”. Sia chiaro, la guerra cibernetica internazionale non è una novità assoluta, e ha già una sua cronistoria negli Usa: nel 2014, ricorda il Messaggero, alcuni militari cinesi furono incriminati per aver coordinato l’attività di hacker che hanno cercato di carpire segreti alle industrie metallurgiche, nucleari e di energia fotovoltaica. Quest’anno l’incriminazione è toccata a sette iraniani impiegati dal governo di Teheran per violare la sicurezza di aziende finanziare statunitensi; e Obama ha deciso sanzioni contro la Corea del Nord in seguito all’attacco alla Sony Pictures della scorsa primavera.
Lo spionaggio russo era sotto osservazione da tempo, ma solo all’inizio di questo mese si è avuta una denuncia ufficiale da parte della Casa Bianca, che aveva raccolto prove del coinvolgimento di alte personalità governative di Mosca in una forma di cyber guerra, ovvero nel mailgate sulla corrispondenza privata al vertice del partito democratico. In particolare due cyber-pirati, conosciuti con il nome in codice Guccifer 2.0 e DC Leaks, sono stati identificati per la loro nazionalità russa. Di fronte alla minaccia di un’azione concreta la risposta russa è passata dall’ironia di qualche giorno fa all’indignazione: «Se si vuole combattere contro la delinquenza cibernetica – ha detto il ministro degli Esteri Serghej Lavrov – bisogna farlo con professionalità, e non con la russofobia».
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