Questa settimana la rubrica di Velvet News “Un libro sul comodino di…” ospita il giornalista Paolo Di Giannantonio, volto storico del Tg1, nonché grande inviato nelle zone di guerra. Sul suo comodino c’è “Cacao” (Einaudi), di Jorge Amado. Di Giannantonio ci spiega perché non si può non amare la letteratura latinoamericana.
Abbiamo contattato Paolo Di Giannantonio al telefono. Cortese, schietto, diretto: così ci ha accolto. Con una semplicità disarmante, senza prosopopea né false modestie. Eppure Di Giannantonio è un grande cronista italiano. Volto storico del Tg1, conduttore a Uno Mattina, ha cominciato la sua carriera dalla gavetta più umile: alla fine del 1974, appena 18enne, lavora come fattorino al quotidiano economico Il Fiorino. Poi come archivista e correttore di bozze a Vita Sera. Diventa giornalista professionista nel 1980, superando l’esame presso l’Ordine dei giornalisti, e nel 1981 ottiene contratti di collaborazione con il Gr2 della Rai. Nel 1983 entra al Tg1. Nel 1992-1993 conduce Uno Mattina su Rai Uno, con Puccio Corona e Livia Azzariti. In seguito passa alla conduzione del Tg1.
Diventa suo malgrado protagonista di un episodio che sarebbe profondamente sgradevole per ogni giornalista. Il 26 febbraio del 2010, nell’edizione del Tg1 delle 13:30 da lui condotta, durante i titoli di testa e nell’introduzione del servizio Di Giannantonio dette la notizia dell’assoluzione dell’avvocato David Mills, invece che della prescrizione del reato commesso. Il servizio introdotto diede poi la notizia corretta. Ciò tuttavia suscitò proteste sfociate anche in una raccolta di firme. Un mese il cronista dopo fu allontanato dalla conduzione del Tg1 (assieme ai colleghi Tiziana Ferrario e Piero Damosso). I consiglieri di minoranza della Rai parlarono di «epurazione», ma il direttore Augusto Minzolini affermò che la decisione era stata presa molto tempo prima. In ogni caso Paolo Di Giannantonio è e resta un giornalista che fa scuola. Soprattutto a chi il mestiere di cronista lo vuole imparare per davvero.
Lo dimostra il suo approccio alla professione e alla cultura. Studiare, conoscere e capire sono tra i sui verbi preferiti. Quando gli abbiamo chiesto “Quale libro hai in questo momento sul comodino?”, ci ha risposto così: “Sto leggendo Cacao, di Jorge Amado”. I libri? Li consumo in modo compulsivo – ci racconta -. Non ho un solo testo che tengo sempre e comunque sul comodino a mo’ di Bibbia. Piuttosto finisco con l’averne molti in breve tempo”. Ma perché proprio “Cacao”? Perché è una summa della grande letteratura latinoamericana, ci spiega: “In quest’opera c’è il fantastico, il fantasmagorico tipico degli autori sudamericani. Non manca però l’aspetto politico. Amado racconta la storia dei raccoglitori di cacao, la loro vita dura nel sertao…Questo libro diventa la base indispensabile per capire come e perché son arrivati al potere in Brasile gli ultimi presidenti. A cominciare da Lula, un operaio metalmeccanico”
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