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Cultura e Spettacolo

Adam Rudolph: “L’improvvisazione è come la vita” [ESCLUSIVA FOTO+VIDEO]

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Redazione

Il 14 ottobre 2016, nell’ambito del Festival “Piano City Napoli”, il conductor Adam Rudolph ha diretto una composizione inedita dal titolo “Go Organic Orchestra”, basata su un metodo sperimentale unico nel suo genere. In un’esclusiva intervista a VelvetMag, il Maestro ha raccontato il suo concept artistico.

Si è svolto a Napoli dal 13 al 16 Ottobre 2016 Piano City Napoli 2016, Festival Internazionale del Pianoforte, giunto quest’anno alla sua quarta edizione. Quattro giorni di musica in cui il suono del pianoforte ha riecheggiato in ogni angolo della città, con house concerts e appuntamenti in strada, nelle biblioteche, nelle stazioni, nelle chiese e nei palazzi storici. L’evento ha visto la partecipazione di artisti di rilievo nazionale ed internazionale, come Ramin Bahrami, Enrico Pieranunzi, Andreas Kern e tanti pianisti professionisti, oltre a circa 100 allievi dei Conservatori del Sud Italia e molti appassionati del settore.

Ideato da Andreas Kern, per la direzione artistica di Dario Candela e Francesco D’errico, con il coordinamento organizzativo di Napolipiano. Lo straordinario evento è stato inaugurato il 13 ottobre 2016 da Pianoforti a Piazza Plebiscito, una performance eseguita da ben 21 pianoforti nell’emiciclo della piazza più storica della città, con una prima esecuzione assoluta di Riflessioni per 21 pianoforti di Patrizio Marrone, con la direzione di Mariano Patti, a cui è seguito il Lodron Konzert di Mozart rielaborato per 4 pianoforti – eseguito da Iole Barberini, Carol Gasparri, Lina Tufano e Luigi Gagliardi – ed il Concerto per 4 pianoforti e orchestra BWM 1065 di Vivaldi e Bach, eseguito dall’Orchestra Giovanile Domenico Cimarosa di Avellino diretta da Roberto Maggio, con i pianisti Dario Candela, Maria Gabriella Mariani, Cinzia Dato e Antonio Smaldone.

Sempre a Piazza Plebiscito, il 14 ottobre 2016 si è svolta una delle performance più attese: il conductor americano Adam Rudolph ha diretto una composizione in prima assoluta con 9 pianoforti, di cui 2 percossi, dal titolo Go Organic Piano Orchestra, eseguita dai pianisti: Francesco D’Errico, Armanda Desidery, Franco Piccinno, Francesco Lombardi, Ciro Longobardi, Roberto Durante, Lucio D’Amato e dai percussionisti Marco Fazzari e Paolo Bianconcini.

Da oltre quindici anni il progetto del percussionista, compositore e direttore Adam Rudolph rappresenta un’originale visione musicale, basata sul concept di “world music improvisation”. Le composizioni vengono sviluppate tramite materiali tematici che forniscono ai partecipanti uno spontaneo contesto orchestrale e l’ispirazione per un dialogo estemporaneo basato su griglie modali, spunti tematici e ritmici che mirano a creare atmosfere, movimenti e gesti sonori. Artista poliedrico e di grande spessore, il Maestro Rudolph ha costruito un metodo sperimentale unico nel suo genere. Velvet Mag ha seguito l’evento con uno speciale e ha realizzato un’esclusiva intervista al Maestro Rudolph.

Maestro ci parla del concerto di stasera?

È un’opera completamente inedita, che fa parte del Progetto Go Organic Orchestra. Io vivo e lavoro a New York e regolarmente lavoro con musicisti americani al progetto, ma giro anche il mondo per insegnare e condividere questo concept e tenere concerti ispirati ad esso. Go Organic Orchestra è l’equivalente di improvisation orchestra, un concetto completamente nuovo di orchestra. Questo è il primo concerto Go Organic Orchestra completamente pianistico e sono molto felice di essere stato invitato a questo grande Festival a Napoli e presentare il mio concept e questa nuova composizione con questi musicisti che sono tutti fantastici.

Come ha gestito le prove qui a Napoli?

Io non chiamerei ciò che facciamo “prove”, lo chiamerei piuttosto workshop. Noi “prepariamo”, perché l’improvvisazione è come la vita, è come una conversazione. In questo momento io e Lei stiamo “provando” una conversazione. Noi prepariamo, lavorando con i materiali, con i ritmi, con le armonie, con le melodie, con gli intervalli. I musicisti imparano il linguaggio delle mie mani ed io imparo il linguaggio di come loro suonano, dunque noi “prepariamo”, ma il modo in cui la musica viene eseguita è qualcosa di completamente diverso, non è nulla di “provato”, perché è spontanea e segue il feeling del momento.

Per il suo essere fuori dagli schemi, questo concept infrange le regole della musica classica in qualche modo?  

Non si tratta di infrangere le regole, ma di stabilire una gerarchia differente. Io non credo nel sistema “classico” nella musica. Io credo nello spirito umano, quindi l’idea è che, nell’improvvisazione, il tratto distintivo di ciascun musicista possa venire fuori e che ciò che facciamo tutti insieme possa far venire fuori; dunque ho creato un processo, una nuova arte. Ciò che nell’Europa occidentale chiamiamo “il sistema musicale classico” non è nato come un sistema, ma come un’idea. Abbiamo creato un sistema da un’idea, ma il sistema basato sulle idee può uccidere le idee. Tutti gli esseri umani possono creare qualcosa partendo dall’immaginazione, dunque noi lavoriamo sugli elementi, su qualcosa che viene fuori dall’anima.

Si tratta dunque di qualcosa di completamente innovativo?

È nuovo e antico al tempo stesso. È innovativo perché da esso creiamo qualcosa di nuovo in senso artistico, ma, allo stesso tempo, è collegato all’idea dell’essere umano che crea, che è un concetto universale. Se guardiamo il mondo intorno a noi vediamo tanta tristezza, lo vediamo tutti i giorni, vediamo le persone non essere gentili tra di loro. Io credo che l’arte sia ciò che più possa aiutare l’umanità, perché mostra il meglio di ciò che l’essere umano possa fare, di ciò che tutti noi possiamo essere attraverso l’immaginazione. L’immaginazione è più grande della religione. La religione dipende da dove si è nati, mentre ogni essere umano è nato dotato di immaginazione, che è connessa al nostro spirito.

Lei crede che la musica – e l’arte in generale – possa cambiare il mondo?

Sicuramente. C’è molta oscurità nel mondo moderno. Proviamo a immaginare come sarebbe se non ci fosse nemmeno l’arte, la creatività e l’immaginazione. Basti pensare ad artisti come Michelangelo, Leonardo Da Vinci, ciò che resta e che ricordiamo è la loro arte, difficilmente ricordiamo ciò che fanno i politici. Per quanto riguarda me, personalmente io non cerco di creare una musica “politica”, la mia musica prescinde da questa sfera. La mia idea è dare un contributo alla cultura, generare ispirazione e, anche se la mia musica ispira una persona soltanto, se stimola la sua immaginazione, lo rende più creativo e motivato, per me è un traguardo. Oggi siamo nell’era di Internet, tutto si fa con quei mezzi e questo sta rendendo le persone dei watchers piuttosto che dei doers. Ciò che vorrei io invece è che, dopo aver ascoltato i concerti, le persone, tornando a casa, fossero più motivate e avessero voglia di fare qualcosa, qualsiasi cosa, dipingere un quadro essere più creativi e ispirati. Ascoltare profondamente la musica è fantastico, perché possiamo cambiare il mondo solo cambiando il cuore delle persone, non importa attraverso quale sistema. Senza generosità, gentilezza, amore e creatività saremo persi.

Cosa prova quando suona?

È una sorta di felicità trascendentale, mi sento connesso con qualcosa di più grande di me.

Quando suona pensa al pubblico?

Quando suono penso al pubblico ma creo la musica dall’interno. Rispetto il pubblico e voglio che venga a incontrarmi nella musica. Non suono per cercare di far sì che il pubblico mi ami, non è questo il mio approccio. Piuttosto, semplicemente suono nel miglior modo possibile e vorrei che per chi ascolta fosse un’esperienza creativa. Oggi possiamo ascoltare la musica in qualsiasi modo, con l’iPod, attraverso Internet, ciò che io vorrei dai miei spettatori è che fossero stupiti da qualcosa di nuovo e ispirati a loro volta, che avessero voglia di conoscere di più di ciò che ascoltano.

Progetti futuri?

Sarò a Budapest nei prossimi giorni, poi a Helsinki e successivamente in Svizzera, sempre con il progetto Go Organic Orchestra. È molto stimolante per me, perché il concept che porto è lo stesso, ma la musica ogni volta è diversa perché diversi sono i musicisti che la eseguono e diverso è il loro apporto al progetto.  Cerco di lasciare la musica “aperta” ed ispirarli affinché portino se stessi in ciò che fanno. Porterò il progetto in diverse città del mondo fino alla fine del mese e poi tornerò a New York e terrò alcuni concerti lì, sia con l’orchestra che come percussionista.

Photo Credits: Velvet Mag

 

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