Milano ha salutato Dario Fo sotto una pioggia battente. I funerali laici del ‘grande giullare’, spentosi giovedì all’età di 90 anni, si sono aperti con il canto di “Bella ciao” e la folla che scandiva il suo nome: “Dario, Dario”
Il figlio, Jacopo, ha ricordato l’insegnamento ricevuto dal padre e dalla madre Franca Rame in un toccante discorso: “Può succedere che la gente senza potere, che non ha nulla da perdere, il potere possa prenderlo, nonostante quello che hanno fatto loro, non hanno mai piegato la testa“.
“Molte persone oneste e sincere hanno tenuto a sottolineare la differenza tra artista, genio straordinario e la politica come se le due cose fossero scindibili“, ha detto Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e amico fraterno di Fo, nella sua orazione funebre, “credo che sia impossibile e non sia giusto: e ben lo sapevano quei sovversivi dell’accademia svedese che gli assegnarono il Nobel con una sintesi perfetta ‘dileggia il potere e restituisce dignità agli oppressi“. In piazza c’è anche Beppe Grillo
Il feretro di Dario Fo è stato portato in processione dalla camera ardente allestita nella Scatola magica del Teatro Strehler dove c’è stato un ultimo via vai silenzioso di milanesi che volevano dare l’ultimo saluto al premio Nobel per la Letteratura. Tra di loro anche il sindaco pentastellato di Torino, Chiara Appendino, e gli scrittori Roberto Saviano e Stefano Benni che, scherzando, hanno assicurato che andrà “ogni giorno in tv al posto suo“. Alle 11 il feretro è stato accompagnato in processione in piazza Duomo per la cerimonia laica, con l’orazione civile di Carlo Petrini e del figlio Jacopo.
Un ricordo affettuoso di Fo è stato tracciato da Saviano: “Quando ha vinto il Nobel mezzo Paese, per invidia o per dileggio ha cercato di sminuirlo. E’ un Paese ingrato, ma c’è anche una parte autentica che lo ha sempre protetto e ascoltato”. “Ricordo”, ha aggounto lo scrittore finito nel mirino della camorra, “una persona che mi ha sostenuto nei momenti complicati e vengo ad omaggiare soprattutto questo per riconoscergli di esserci stato”. Dario “mi ha insegnato a non essere mai cortigiano, e a divertirsi nell’essere critici e a non prendersi mai sul serio”, ha insistito Saviano, “ha avuto sempre il coraggio, questa cosa preziosa e rara, di prendere posizione e di esserci sempre. E questo lo ha portato a stare vicino agli ultimi”. “I suoi sms mi mancheranno molto”, ha concluso, “me li mandava dopo ogni apparizione televisiva, perche’ sapeva che ero insicuro”. Per oggi, il sindaco Beppe Sala ha deciso di proclamare il lutto cittadino come gesto di vicinanza e affetto da parte dell’amministrazione e di tutta Milano, un tentativo anche di ricucire un legame con la memoria dell’artista che in vita ha spesso avuto un rapporto contrastato con la sua città d’adozione (era originario della provincia di Varese).
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