Dagli Stati Uniti stop ai contatti con Mosca. La guerra nella Siria non ha fine. Le due potenze non trovano un accordo stabile per il cessate il fuoco
Precipitano i rapporti fra Stati Uniti e Russia sulla guerra nella Siria. Il conflitto che da cinque anni insanguina il Paese mediorientale – centinaia di migliaia di morti, e milioni di uomini, donne e bambini profughi e rifugiati all’estero – sembra non avere mai fine (LEGGI ANCHE: LA GUERRA IN SIRIA MAI STATA COSI’ CRUENTA. ALEPPO SENZ’ACQUA E SOTTO ASSEDIO). E non si riesce neppure ad arrivare a uno stabile cessate il fuoco. Le due superpotenze non solo non trovano un’intesa definitiva per favorire un processo di pace, quando per un momento ciò sembrava essere stato realizzato (LEGGI ANCHE: STATI UNITI E RUSSIA INSIEME PER UNA TREGUA IN SIRIA), ma adesso il Dipartimento di Stato americano ha deciso di sospendere i contatti bilaterali con Mosca avviati per far uscire il Paese dal conflitto.
LE ACCUSE DELL’AMERICA
La «pazienza di tutti» con la Russia per la guerra nella Siria «è finita», ha affermato il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, sottolineando che serve una transizione politica. Il presidente Barack Obama «valuterà una serie di opzioni» nei prossimi giorni, è stato fatto notare, compresa la possibilità di sanzioni contro la Russia. Perché questa ostilità verso Mosca? Lo ha spiegato il segretario di stato Usa, John Kerry. La Russia, agli occhi degli americani, è colpevole di avere «chiuso gli occhi» di fronte all’uso che il regime siriano di Assad ha fatto di gas per «massacrare la sua gente». «Chi ha scelto la pace si comporta in modo diverso da come ha fatto la Russia», ha sostenuto Kerry. Lo stop ai contatti bilaterali con Mosca sul cessate fuoco in Siria non significa, però, ha sottolineato ancora John Kerry, che «abbandoniamo i siriani, anzi continueremo a cercare un modo per mettere fine a questa guerra».
LA REAZIONE DI MOSCA
Rabbiosa la reazione della diplomazia di Vladimir Putin. Washington, dicono i russi, non ha rispettato gli accordi sulla Siria e ora sta cercando di scaricare la colpa su altri senza assumersi le proprie responsabilità. Questa la risposta a stretto giro agli americani fornita dalla portavoce del ministero degli Esteri, citata dall’agenzia di stampa Tass. Ma per gli Usa i fatti sono chiari e inequivocabili. E non possono che determinare un atteggiamento di condanna del comportamento dei russi. «Mosca e il regime siriano – ha spiegato John Kerry – hanno deciso di seguire la strada militare, non in linea con la fine delle ostilità, come dimostrato dagli attacchi nelle aree civili, mirando su infrastrutture essenziali come gli ospedali e prevenendo l’arrivo degli aiuti umanitari ai civili, incluso l’attacco del 19 settembre a un convoglio di aiuti umanitari». Sulla questione è intervenuto, a distanza, anche il Governo italiano. «I bombardamenti sulla parte orientale di Aleppo – ha detto il Capo della Farnesina Paolo Gentiloni alle Commissioni Esteri di Camera e Senato – sono indiscriminati e di una violenza senza precedenti». «Stiamo parlando di una città delle dimensioni di Bologna – ha sottolineato -, abitata da quasi 300.000 persone, nella quale si annidano o combattono 15-16.000 militanti ribelli. Così non si fa la guerra a loro ma si spiana una città», ha concluso.
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