La storia incredibile delle indagini per la scomparsa di Yara e delle complicazioni genetiche che hanno portato all’arresto di Giuseppe Bossetti.
Venerdì 26 novembre 2010 alle 18:44 una giovane ragazza, Yara Gambirasio, lascia da sola il Centro Sportivo di Brembate di Sopra dove si allena in ginnastica ritmica. La sua casa dista 700 metri, ma la ragazza non vi arriverà mai, poiché le sue tracce vengono perse poco dopo. Alle 18:49 il suo telefonino viene agganciato dalla cella di Mapello, a tre chilometri da Brembate, dopodiché il segnale scompare e di lei non resta più alcuna traccia. Le ricerche partono velocemente ma lei è introvabile.
Tre mesi dopo la scomparsa, Yara Gambirasio viene trovata morta da un passante lungo un torrente, poco distante dal paese di Chignolo d’Isola. Le indagini indicarono il luogo del ritrovamento come quello in cui era stata uccisa la ragazzina, che probabilmente era stata prima trasportata contro la sua volontà nella zona da qualcuno per violentarla. L’autopsia confermò che Yara Gambirasio era stata colpita alla testa e ferita gravemente con un’arma da taglio alla gola, al torace, alla schiena e ai polsi . L’assalitore probabilmente se ne era andato prima che fosse morta.
Analizzando i vestiti di Yara Gambirasio, gli investigatori trovarono una traccia di sangue non compatibile con quello della ragazzina. Apparteneva a un maschio, probabilmente il suo assassino. Fu indicato nelle indagini come “Ignoto 1” e quel DNA divenne l’indizio più importante. La tecnologia stava per risolvere un caso quasi completamente privo di prove. Tra le centinaia di campioni di DNA raccolti, gli investigatori trovarono infine un legame genetico, seppure parziale, tra “Ignoto 1” e un uomo di nome Damiano Guerinoni. La corrispondenza, però, non era sufficiente. Si è passati, dunque, all’analisi del dna dei suoi familiari fino a trovare il colpevole: Massimo Bossetti, arrestato mentre stava lavorando in un cantiere a Dalmine, sempre in provincia di Bergamo. L’uomo ha sempre negato di aver avuto alcun contatto con la ragazza, ma le prove genetiche non mentono: lui è l’assassino. “Stimata in sette miliardi la popolazione mondiale, per trovare un altro individuo, oltre a Massimo Bossetti, con le stesse caratteristiche genetiche sarebbero necessari centotrenta miliardi di altri mondi uguali al nostro, ossia un numero di persone nettamente superiore non solo alla popolazione mondiale attuale ma anche a quella mai vissuta dagli albori della umanità”. I giudici della corte d’Assise di Bergamo non hanno dubbi e condannano il muratore di Mapello all’ergastolo. Le motivazioni sono state depositate nei giorni scorsi. Sono 158 pagine nelle quali si legge: “le sevizie in termini oggettivi e prevalentemente fisici, la crudeltà in termini soggettivi e morali di appagamento dell’istinto di arrecare dolore e di assenza di sentimenti di compassione e pietà”. Yara, finalmente, dopo 6 anni ha trovato la strada per la verità.
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