“Ira e sadismo dopo che Yara respinse le avances”: le motivazioni dell’ergastolo a Massimo Bossetti. Nel caso Gambirasio emerge una dura verità.
Era iniziato così il processo a Massimo Bossetti, sospettato di essere autore dell’omicidio dell’adoloscente Yara Gambirasio: “Impossibile individuare un movente certo”. Lo aveva detto il pm di Bergamo Letizia Ruggero, chiedendo l’ergastolo per Massimo Bosetti. Ma i giudici della Corte d’Assise, che hanno inflitto la pena definitiva al muratore di Mapello, sostengono che l’omicidio di Yara Gambirasio è “maturato in un contesto di avances a sfondo sessuale, verosimilmente respinte dalla ragazza, in grado di scatenare nell’imputato una reazione di violenza e sadismo di cui non aveva mai dato prova ad allora”.
I giudici spiegano attraverso gli atti che l’aggravante delle sevizie e della crudeltà “disvela l’animo malvagio” dell’imputato e parlano di “crudeltà” sia “in termini soggettivi e morali di appagamento dell’istinto di arrecare dolore” che “di assenza di sentimenti di compassione e pietà”. Nelle 158 pagine di motivazioni della sentenza definiscono il massacro della piccola Yara “di inaudita gravità”. “Le lettere che Bossetti ha inviato a una detenuta sono indicative dei suoi gusti sessuali, in linea con le ricerche trovate nel computer della famiglia: in entrambi si parla di dettagli intimi simili. Bossetti è un mentitore seriale, la cui memoria va e viene a seconda della sua convenienza” aveva detto il legale.
Il dna è stato definito “assolutamente affidabile”. Il profilo genetico nucleare di Ignoto 1, che le indagini hanno stabilito essere Massimo Bossetti, in quanto “caratterizzato per un elevato numero di marcatori Str e verificato mediante una pluralità di analisi eseguite nel rispetto dei parametri elaborati dalla comunità scientifica internazionale” mettono la parola fine a questa triste storia: “E’ la presenza del profilo genetico dell’imputato a provare la sua colpevolezza: tale dato, privo di qualsiasi ambiguità e insuscettibile di lettura alternativa, non è smentito nè posto in dubbio da acquisizioni probatorie di segno opposto e anzi è indirettamente confermato da elementi ulteriori, di valore meramente indiziante, compatibili con tale dato e tra loro”. Il caso è chiuso.
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