Morto Carlo Azeglio Ciampi; le tre vite dell’ex presidente: banchiere, superministro e «defibrillatore istituzionale» di un’Italia allo sbando.
Carlo Azeglio Ciampi, presidente emerito della Repubblica, è morto oggi, 16 settembre, a Roma all’età di 95 anni. Era distaccato, freddo e pragmatico; aveva quel piglio ombroso simbolo di un’Italia in crisi che, come una fenice, vuole risorgere dalle proprie ceneri. Era nato a Livorno, il 20 dicembre del 1920, al termine di una guerra, che si annunciava come unica ma che era il preludio di un cambiamento internazionale più grande. Dopo gli studi dai gesuiti si era laureato in lettere all’Università Normale di Pisa. Nella città toscana aveva conseguito una seconda laurea in giurisprudenza, sua grande passione. Nel 1946 entrò come funzionario “avventizio” nella Banca d’Italia. La sua prima mansione, come ricordò Ignazio Visco in una giornata di studio dedicata alla figura dell’ex governatore, era quella di protocollare la posta in entrata e ricopiare tutta quella in uscita. Un eroe del quotidiano che aveva cominciato dal basso.
Nell’istituto di via Nazionale salì tutta la scala gerarchica interna. Ne divenne segretario generale, poi direttore generale e, infine, governatore, carica che ha ricoperto per quattordici anni consecutivi, fino al 1993. Durante il suo governo la Banca d’Italia affrontò sfide enormi. Realizzò, anche, la separazione tra il Tesoro e l’Istituto centrale, il cosiddetto “divorzio”, che rese autonoma la Banca nella decisione di acquisto dei titoli pubblici italiani, una grande rivoluzione, che oggi porta il suo nome. Ha ricoperto il ruolo di presidente del Consiglio dei ministri (1993-1994), ministro del Tesoro e del Bilancio e della programmazione economica (1996-1997), quindi ministro del Tesoro, del bilancio e della programmazione economica (1998-1999). Primo presidente del Consiglio e primo capo dello Stato non parlamentare nella storia della Repubblica, Ciampi fu anche il secondo presidente della Repubblica eletto dopo essere stato governatore della Banca d’Italia, preceduto da Luigi Einaudi nel 1948. Il 13 maggio del 1999 venne eletto alla prima votazione con 707 voti su 1010 decimo presidente della Repubblica. In precedenza era stato presidente del Consiglio del mimistri dal 28 aprile del 93 al 10 maggio del ’94. Una carriera costellata da successi, premio per un uomo che ha sempre combattuto le sua battaglie con determinazione e coraggio.
Si è sostenuto che ha vissuto almeno tre vite: da banchiere, da capo di governo e superministro dell’economia, da presidente della Repubblica. Di sicuro sono state coerenti l’una con l’altra. E l’ultima, quella dello statista amato e rispettato in tutt’ Europa anche perché aveva saputo trapiantarci nel club dell’euro, gli ha assegnato pure un ruolo da «defibrillatore istituzionale», per i suoi sforzi di civilizzare il confronto pubblico in un’epoca complessa in cui tutti gli occhi erano puntati sullo straripante inquilino di Palazzo Chigi di allora, Silvio Berlusconi. Oggi è deceduto in ospedale, all’età di 95 anni. Recentemente era stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico. L’Italia lo saluta: Ciao Carlo Azeglio, “uomo delle istituzioni che ha servito con passione l’Italia”.
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