La Procura di Napoli nord acquisirà tutti gli atti della causa civile intentata dalla 31enne Tiziana Cantone dopo la diffusione nel web, a sua insaputa, di suoi video hard. La donna si per colpa dei video si è suicidata
Tiziana Cantone si è tolta la vita impiccandosi con un foulard nella abitazione dove si era rifugiata da qualche tempo con la madre, per sfuggire al clamore mediatico sollevato dai video hard che la ritraevano e che erano finiti in rete a sua insaputa, diventando virali. La donna, 31 anni, era rimasta fortemente segnata da questa vicenda: il video era diventato virale tanto da costringerle ad avviare le procedure per il cambio del cognome. Residente in provincia di Napoli, si era allontanata dal suo comune natio.
Il procuratore Francesco Greco e il sostituto Rossana Esposito hanno aperto un fascicolo per l’ipotesi di reato di istigazione al suicidio. Gli inquirenti valutano anche la possibilità che nel corso del prosieguo dell’inchiesta si possano configurare altri reati che vanno dalla violazione della privacy allo stalking.. Non si sa al momento se la ragazza avesse presentato una denuncia contro l’autore o gli autori della diffusione in rete del video.”Servono procedure di risposta più tempestive da parte delle diverse piattaforme, ma è anche necessario far crescere il rispetto delle persone in rete. In questa prospettiva è sempre più urgente un forte investimento nella educazione digitale per promuovere una cultura ed una sensibilità adeguate alle nuove forme espressive del mondo on-line“, dichiara Antonello Soro, garante della privacy intervenendo sul suicidio della donna che non ha retto al peso del video hard che non riusciva ad eliminare dalla rete. Dopo la vicenda del video il giudice condannò Facebook, Sem srl, Ernesto Alaimo, Pasquale Ambrosino e Rg Produzioni (responsabili di testate giornalistiche online) alle spese in favore della ricorrente liquidate “in euro 320, per esborsi, e euro 3.645 per compenso professionale, oltre al rimborso delle spese generali nella misura del 15 per cento sul compenso“. Il giudice ha altresì condannato la ricorrente al rimborso in favore della Citynews, YouTube LLC, Yahoo Italia, Google Ideas delle spese che liquida (per ciascuno di essi) in 3645 euro per compenso professionale, oltre al rimborso spese generali nella misura del 15 per cento sul compenso.
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