Le possibilità che la Clinton si possa dimettere aumentano e diventa, a questo punto, necessario analizzare tutti gli scenari possibili.
La situazione “presidenziali” si fa molto accesa negli Stati Uniti, all’indomani del malore che ha coinvolto Hilary Clinton a Ground Zero (LEGGI ANCHE: PAURA PER HILARY CLINTON MALORE A GROUND ZERO [VIDEO]), in America ci si interroga sui possibili scenari che si potrebbero presentare qualora la superdame dovesse ritirarsi dalla corsa, a un passo dal traguardo.
Lo statuto del Comitato nazionale democratico (Dnc) prevede che, nel caso di “indisponibilità di uno dei due candidati del partito, il presidente del Dnc convochi una riunione di emergenza per la scelta di un nuovo candidato. La scelta viene effettuata secondo la maggioranza dei presenti.” Un’altra possibilità è che un candidato alla Casa Bianca sia costretto al ritiro dopo che si sono svolte le elezioni, ma prima del giuramento come nuovo presidente. In questo caso, tutto dipende dalla legge federale. Essa prevede che i 538 grandi elettori, che si riuniscono ciascuno nella capitale dei rispettivi Stati il lunedì dopo il secondo mercoledì di dicembre, possano votare per chiunque desiderino. Un vero e proprio terno al lotto.
Infine, accade che un candidato alla presidenza vinca le elezioni, ma debba rinunciare alla carica prima dell’Inauguration Day del 20 gennaio, la questione è risolta secondo quanto stabilito nel Ventesimo Emendamento alla Costituzione. In questo caso, infatti, a diventare nuovo presidente degli Stati Uniti sarebbe il vice presidente eletto. Nel caso in cui dovesse ritirarsi domani, chi potrebbe sostituire Hilary? Il più quotato è Sanders o Joe Biden, vicepresidente di Obama. Già in passato si era parlato di una sua possibile candidatura alle primarie democratiche, mai concretizzata. Un altro nome di cui si parla con insistenza è John Kerry, attuale segretario di Stato. Per il momento di ritiri non si parla a casa democratici, Hilary rimane incollata ad una sedia quasi sua.
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