Le esequie nella cittadina laziale dopo le proteste dei parenti delle vittime per l’ipotesi di celebrarle a Rieti
“Questa gente è morta perché amava questa terra e voleva stare qui.” Le parole del sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi alle esequie funebri delle vittime di Amatrice. “Il terremoto non uccide. Uccidono le opere dell’uomo!“, così il vescovo di Rieti, monsignor Domenico Pompili, nell’omelia della messa funebre ad Amatrice. La ricostruzione – ha proseguito – non dev’essere “una ‘querelle politica’ o una forma di sciacallaggio di varia natura, ma quel che deve: far rivivere una bellezza di cui siamo custodi“. Otto lunghi minuti per leggere tutti i nomi delle vittime, un lungo elenco, salutato al termine con un forte applauso, che ha dato l’inizio ai funerali ad Amatrice, per le vittime del terremoto che ha devastato il centro Italia
"Questa gente è morta perché amava questa terra
e questa gente vuole restare qui."#funeralidistato#Amatrice pic.twitter.com/088BN4gutZ— Roberta Magrini (@Robertam_63) 30 agosto 2016
Le bare sono arrivate tre ore prima che iniziasse il rito, alle 15, portate a spalla dai volontari sotto una pioggia battente che non ha mai smesso di cadere. Le hanno disposte dietro l’Istituto Don Minozzi. Delle 242 vittime finora accertare tra Amatrice e Accumoli, dovevano essere 38 i feretri presenti oggi. Ma dieci sono rimasti al cimitero del piccolo paese. Colpito dal sisma, è inagibile, sotto la pioggia non è stato possibile raggiungerlo. Delle 28 bare arrivate da Rieti, due sono bianche e piccole. Sopra hanno dei peluches.
I volontari della Protezione Civile hanno predisposto, sotto una pioggia battente, due grosse tende nel cortile del complesso Don Minozzi, la struttura educativa per buona parte crollata con la scossa del 24 agosto. A celebrare le esequie funebri è il vescovo di Rieti Domenico Pompili, l’ex vescovo dell’Aquila Molinari e il vescovo di Ascoli Giovanni D’Ercole. Presenti anche il premier, Matteo Renzi, e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, oltre ai presidenti della due Camere, Grasso e Boldrini.
I familiari stretti nel loro dolore sono rimasti accanto ai feretri dei loro cari che tanto hanno voluto nel loro paese. Accanto al vescovo di Rieti, monsignor Konrad Krajewski, l’elemosiniere di papa Francesco, dietro di loro, oltre l’altare, il paese distrutti. E dietro ancora, gli alberi, gli Appennini. Sono arrivati a migliaia per la messa funebre, dai paesi vicini, da quelli più distanti. Chi doveva assistere da fuori si è protetto sotto la struttura. Il vescovo chiede di restare, di continuare ad arrivare. “Disertare questi luoghi sarebbe ucciderli una seconda volta”
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